La parola del mese
Povero
La tensione a considerare chi è povero come un problema fastidioso che viene appaltato a chi si sente buono è un approccio vile che mina il senso profondo della convivenza umana.
Per evitare questo dobbiamo scavalcare i confini delle riserve nelle quali ci si vuole confinare. Dobbiamo temere il ruolo di monatti sopportati quasi con disprezzo, mentre raccolgono gli appestati per pulire la città per chi, dalla peste, si illude di rimanere lontano. E’ una missione che va fatta e si continuerà a fare perché non c’è niente che possa giustificare un vita che si consuma tra fango e fame, ma è una missione non sufficiente se vogliamo rendere salubre l’aria che respiriamo.
Per non farci rubare la speranza dobbiamo curare la responsabilità, gli incontri e le esperienze che ci hanno introdotti e accompagnati in un mondo di relazioni profonde e rispettose che sappiamo vere e reali.
Non saremo liberi solo se continueremo a tenere in piedi le nostre mense e i nostri ostelli.
Saremo liberi se faremo tutto ciò che va fatto perché una società capace di sciogliere le catene di chi è oppresso divenga, sempre più, l’unico luogo nel quale sia dignitoso vivere.
Per tutti
maggio 2019