ACCOGLIENZA DIFFUSA

L’accoglienza diffusa nelle parrocchie, negli istituti religiosi e nelle famiglie si fonda sul principio che un percorso di integrazione della persona parta anzitutto dalla costruzione di reti sociali. Ciò si realizza quando una comunità mette a disposizione non solo uno spazio per vivere, ma anche una presenza di cura.

L’accoglienza diffusa è uno strumento di promozione umana attraverso il quale le persone ritrovano la loro dignità. È una palestra di cittadinanza in cui sperimentare diritti e doveri accompagnati in un percorso che dal disagio, dalla solitudine, porta via via all’autonomia e all’inserimento sociale, rispettando i tempi e le capacità di ognuno e valorizzandone le potenzialità, cercando di andare oltre una logica assistenzialistica che, anziché liberare dal disagio, lo rende cronico.

IL PROGETTO SI ARTICOLA IN DUE FORME

Accoglienza dei richiedenti asilo

Dal 2015 si è consolidata l’esperienza di prima accoglienza di persone singole o nuclei famigliari richiedenti asilo. Il servizio è offerto dalla Caritas diocesana in collaborazione con parrocchie e istituti religiosi, nell’ambito di una convenzione con la Prefettura di Roma.

L’accoglienza garantisce una presa in carico collettiva della persona, che si inserisce in una comunità radicata in un territorio e offre opportunità di dialogo, confronto e arricchimento reciproco. Grazie a un tutoraggio personalizzato e alla mediazione che la comunità accogliente offre, le persone si attivano e raggiungono un buon livello di autonomia, fondamentale per continuare serenamente il loro percorso di accoglienza ed integrazione. Per gli ospiti, spesso arrivati da poco in Italia o a Roma, tutto ciò rappresenta l’inizio di una nuova vita.

Seconda accoglienza

La seconda accoglienza nasce dalla collaborazione tra Caritas diocesana e parrocchie, istituti religiosi e famiglie e permette l’accoglienza di persone singole o nuclei famigliari italiani e stranieri che hanno già sperimentato una fase di prima accoglienza ed hanno avviato un percorso.

Le esperienze di accoglienza ci dicono che per portare a termine un progetto verso l’integrazione e l’autonomia della persona, nei tempi concordati, è infatti necessario che la persona abbia già affrontato i primissimi passi del suo percorso e si renda disponibile all’accompagnamento.

Perché aderire al Progetto di Accoglienza Diffusa?

  1. Per sensibilizzare e animare all’ospitalità e alla solidarietà la tua comunità o la tua famiglia;
  2. per accompagnare una persona o una famiglia in difficoltà;
  3. per favorire un processo di animazione del territorio e di sollecitazione sociale, culturale e politica

L’accoglienza si può fare! Unisciti a noi!

Siete una comunità parrocchiale?

  • Possiamo conoscerci e capire insieme in che modo la Comunità può offrire un’accoglienza
  • Possiamo fare un percorso con chi intende coinvolgersi e preparare il terreno per un’accoglienza in modo che possa dare buoni frutti
  • Possiamo capire se gli spazi che la Parrocchia può mettere a disposizione sono adeguati
  • Possiamo accompagnarvi costantemente prima, durante e dopo un’accoglienza

Siete una comunità religiosa?

  • Possiamo conoscerci e capire insieme in che modo la Congregazione può offrire un’accoglienza
  • Possiamo preparare l’accoglienza e confrontarci sulle modalità
  • Possiamo capire se gli spazi che la Comunità può mettere a disposizione sono adeguati
  • Possiamo valutare se sia utile coinvolgere altre realtà presenti nel territorio
  • Possiamo accompagnarvi costantemente prima, durante e dopo un’accoglienza

Siete una famiglia?

  • Possiamo venire a trovarvi così da capire insieme come potete offrire la vostra disponibilità. Non è detto che l’accoglienza debba per forza concretizzarsi all’interno di casa vostra.
  • Possiamo fare un percorso insieme e preparare il terreno per un’accoglienza
  • Possiamo cercare insieme di coinvolgere altre persone, famiglie o realtà del territorio
  • Possiamo accompagnarvi costantemente prima, durante e dopo l’accoglienza

LE PAROLE CHIAVE DELL'ACCOGLIENZA

La persona è il focus dell’accoglienza ed è necessario che si renda parte attiva di questo progetto, scegliendo consapevolmente di farne parte e mettendo in campo le proprie aspirazioni, potenzialità e risorse personali. Solo una scelta consapevole da parte della persona-ospite può stimolare la nascita di relazioni di aiuto sane, uscendo dalla logica dell’assistenzialismo e innescando processi di conoscenza reciproca e crescita personale.

Il processo di accoglienza e accompagnamento delle persone con le quali e intorno alle quali vengono costruiti i progetti, è caratterizzato da una forte dinamica di compartecipazione e di responsabilità condivisa tra i destinatari del progetto, la comunità ospitante e la Caritas.

I concetti di compartecipazione e corresponsabilità sono complementari e partono dallo stesso principio “con-” che ci invita ad agire insieme agli altri. Tutte le parti coinvolte collaborano alla realizzazione del progetto rendendosi parte attiva e mettendo in campo le proprie risorse:

– la persona ospite accetta, consapevolmente, di prendere parte a questo progetto e di farsi accompagnare e si impegna ad individuare i propri obiettivi ed a realizzarli;

– la comunità accogliente prende in carico la persona, con le sue fragilità, e si offre di sostenerla nella realizzazione dei propri obiettivi;

– la Caritas diocesana si offre di accompagnare tutto il processo. 

Riconosciamo alla compartecipazione e alla corresponsabilità un valore fondamentale per la realizzazione del progetto di accoglienza diffusa e ci impegniamo a promuoverli non solo all’interno della comunità cristiana, ma anche con la cittadinanza tutta.

Nel contesto odierno, non avere prospettive economiche e occupazionali fa sì che si sviluppino varie forme di disagio emotivo o si aggravi quello già esistente; si ha la percezione di non avere controllo di sé, sulla propria vita e sul proprio futuro, nonché un abbassamento del livello di autostima. Questo vissuto può indurre la persona a credere di non avere alcun potere nella determinazione di sé e della propria vita.

La Caritas e le comunità parrocchiali coinvolte nel progetto di accoglienza diffusa si impegnano nella consapevolezza che situazioni che potrebbero essere temporanee, isolate nella vita di una persona, se non supportate e accompagnate, troppo spesso diventano croniche. La cronicità non significa tanto immobilità in una data situazione, quanto piuttosto, irreversibilità del processo, che per la persona equivale a uscire dal sistema.

Le comunità devono essere “un faro”, un punto di riferimento, un luogo in cui riordinare le idee, riconoscersi e da cui avviare un processo di riacquisizione o a volte di acquisizione, dei propri diritti di cittadino, dei propri affetti, delle proprie emozioni di essere umano. Un luogo, non solo fisico, ma un luogo attraverso il quale si è sostenuti nel difficile “viaggio” di riappropriazione del sé, divenendo capaci e in grado di riconoscere e affrontare, dopo averne preso coscienza, i propri bisogni. Riappropriarsi di sé vuol dire riappropriarsi della propria storia, della propria quotidianità, delle proprie emozioni.

Spesso le persone non riescono a verbalizzare una richiesta d’aiuto ed è in questo che la comunità impegnata in tale progetto, deve essere costantemente allertata, deve mantenere cioè una sensibilità aperta a raccogliere anche la più flebile voce d’aiuto, anche quando questa sia nascosta e soffocata. Pertanto, la relazione deve essere caratterizzata da accoglienza e ascolto, al fine di facilitare nella persona il percorso verso l’autonomia e la consapevolezza di sé.

L’obiettivo, quindi, è quello di dare alla persona una possibilità concreta per superare la situazione di “crisi” e consentirle di aumentare il proprio livello di empowerment, cioè di “potere” in modo attivo, invece che assumere un atteggiamento di passività di fronte a possibili difficoltà ed eventi negativi.

È importante rendere la persona il più possibile autonoma, incoraggiandola a percepirsi come portatrice di risorse per sé e per gli altri e non solo di bisogni, accompagnandola nella sua globalità, oltre una logica assistenzialistica che renderebbe cronico il disagio.

La comunità rappresenta un pilastro su cui si fonda il progetto di Accoglienza Diffusa. 

Gli operatori di Caritas diocesana, parallelamente al lavoro con gli ospiti, sono presenti per accompagnare la comunità attraverso l’esperienza dell’accoglienza, che è insieme ricchezza e concretezza per il lavoro di animazione alla carità.

In primo luogo, è importante curare la preparazione e la sensibilità della comunità all’accoglienza. Gli operatori, coinvolgendo la comunità partecipante, pongono l’attenzione su alcuni temi: che tipo di accoglienza viene offerta? In che modo la comunità è partecipe di questa scelta? Che tipo di coinvolgimento viene immaginato dalla comunità?

In secondo luogo, si stimola la crescita delle competenze e dell’autonomia della comunità nei percorsi di accoglienza ed accompagnamento. La maturazione, in tal senso, si rispecchia proprio nella qualità dell’accompagnamento, in termini progettuali, di attivazione di una rete e di advocacy.

Inoltre, si costruiscono insieme strumenti di comunicazione e di sensibilizzazione per l’intera comunità e si promuovono momenti comunitari e di partecipazione degli ospiti alla vita parrocchiale. 

Accompagnamento deriva dal termine compagno, in latino cum panis, cioè chi mangia il pane con un altro: il tempo che spendiamo insieme all’altro ci permette di creare un legame, una relazione che pone le basi per incamminarci verso un sentiero comune.

Accompagnamento è fare un pezzo di strada accanto alla persona, senza sostituirsi.

L’accompagnamento nell’accoglienza diffusa si compie con il coinvolgimento di molteplici attori. La comunità che accoglie, insieme alla Caritas diocesana e al territorio tutto, accompagna l’ospite, verso l’autonomia. L’accompagnamento si realizza attraverso un supporto psicologico, legale, amministrativo e un sostegno per il miglioramento della condizione lavorativa e la ricerca di un’abitazione.