Villa Glori, 25 anni di speranza

Il 5 dicembre si è svolta una giornata speciale per ricordare il giubileo di attività delle strutture di accoglienza per malati di Aids

Un segno per la città di Roma «attuale più che mai oggi, dove esiste una cultura del sentito dire e aumenta il pregiudizio figlio dell’ignoranza». Così, davanti a oltre mille giovani delle scuole superiori romane, don Luigi Ciotti ha ricordato l’esperienza delle case famiglia di Villa Glori. Quella dello scorso 5 dicembre è stata una giornata bella e intensa per gli ospiti, i volontari e gli operatori delle tre case della Caritas diocesana, che hanno festeggiato il giubileo di attività prima con un incontro all’Auditorium Parco della Musica, incontrando la delegazione di studenti delle scuole in cui sono animatori, e successivamente nelle tre case, con una mostra interattiva e la celebrazione eucaristica. La serata si è conclusa con una sorpresa: lo spettacolo privato per tutti i malati e i loro parenti di Fiorello.

Caritas_villaglori1All’Auditorium, accompagnati e intervistati dalla giornalista Isabella Di Chio, si sono succeduti sul palco i testimoni di questi anni: padre Angelo Vitali, missionario monfortano che aprì insieme a don Luigi Di Liegro la casa di Villa Glori; suor Angela, che ha lavorato e vissuto nella casa nei primi dieci anni di attività; operatori che vi lavorano e malati che sono residenti o che vi hanno trascorso un periodo della loro vita. Particolarmente toccante è stata l’esperienza di Vincenza, ora volontaria della casa, ma che il 5 dicembre 1988 era fuori dal cancello a urlare contro la Caritas «per protestare per quella presenza nel parco dove portavo a giocare i miei figli». Con evidente commozione, Vincenza ha ammesso che «per me Aids voleva dire tossicodipendenza, siringhe e spacciatori: avevo paura per i miei figli». Con il tempo, ha conosciuto i residenti di Villa Glori nella parrocchia del Sacro Cuore Immacolato di Maria a Piazza Euclide: «Li incontravo a Messa e li ascoltavo raccontare la loro esperienza nelle giornate di sensibilizzazione». Così la scelta di approfondire la conoscenza e andare a trovarli a casa.

Dopo il saluto dell’assessore regionale alle Politiche sociali Rita Visini, la mattinata si è conclusa con don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione Libera, e il direttore della Caritas diocesana, monsignor Enrico Feroci, che hanno dialogato su ciò che Villa Glori rappresenta per la Chiesa di Roma. Per monsignor Feroci si tratta di «un segno profetico, realizzato da don Luigi Di Liegro, per superare i pregiudizi con la conoscenza e la condivisione, con lo sporcarsi le mani». Dal direttore Caritas l’invito a perseguire questa scelta pastorale anche per le emergenze sociali dei nostri giorni, «quella educativa, soprattutto per i giovani, e della del contrasto alla povertà». Don Ciotti ha concluso spronando i giovani a una partecipazione attiva e diretta, «perché non basta commuoversi, occorre muoversi» e, nel campo della legalità, dobbiamo «essere capaci di passare dal “no” al “noi” per trasformare le paure in speranze».

fiorello_caritas2Nel pomeriggio, nel clima raccolto e familiare delle case, c’è stata la celebrazione eucaristica di ringraziamento presieduta da monsignor Feroci e concelebrata da don Andrea Manto, responsabile della Pastorale sanitaria della diocesi, e dai parroci della prefettura. La festa è continuata nel dopocena, con una sorpresa: lo spettacolo di Fiorello per gli ospiti e i familiari nel teatro di Villa Glori. Due ore intensissime di «risate che fanno riflettere e che ci donano speranza», le ha definite monsignor Feroci. Fiorello, accompagnato dalla sua band ufficiale, ha chiesto di mantenere l’evento riservato come «una serata tra amici», perché «desidero festeggiare con i ragazzi di Villa Glori, a cui io e la mia famiglia siamo molto legati, questo anniversario particolare».