Io non abito qui!

iononabitoquiIo non abito qui è il grido di coloro che rivendicano una vita vera, a dispetto di quella che sono costretti a vivere, prigionieri di non luoghi.

Io non abito qui è il grido del profugo che fuggito dalla guerre si rifugia in un campo che potrebbe diventare per sempre il  suo nuovo villaggio.

Io non abito qui è il canto dell’immigrato che viene rinchiuso in un centro di transito e lì deve inventare una quotidianità voluta e pensata da altri.

Io non abito qui è la rassegnazione del rom che non ha accesso a luoghi della vita normale e deve reinventare tutti i suoi sogni in un accampamento fuori dalle città.

Io non abito qui è la sensazione di chi la sera si ritrova a percorrere strade buie e vie senza nome, a salire scale screpolate, a abitare case troppo piccole e con poca aria da respirare.

Io non abito qui è la triste consapevolezza di chi cerca soluzioni provvisorie per mangiare, per dormire, per farsi ascoltare. È il desiderio di raccontare di altre abitazioni e di altre vite dove si abitava con chi si amava.

Io non abito qui è la triste consapevolezza di tutti coloro che vorrebbero abitare il mondo, percorrerlo con libertà e dignità e invece sono costretti a viverne un pezzo perché il colore della loro pelle, la loro fede, il loro credo politico, le loro idee o le leggi del mercato a cui sono  sottoposti li costringono a vivere una vita a metà in un mondo definito e dagli stretti confini.

Io non abito qui è il grido che non ci deve far dormire, che ci costringe a cercare la libertà per chi non ce l’ha, consapevoli che solo così tuteliamo la nostra.

Io non abito qui è la lamentela che accompagna autobus senza orari che trasportano uomini dai centri alle periferie delle città e del mondo.

Io non abito qui è la filastrocca che ripetono malati senza speranza che sono costretti a nascondersi perché nessuno sa come prendersi cura di loro e delle loro fragilità.

Io non abito qui è il messaggio che si scambiano bambini che invece di case abitano foreste, che invece di genitori affidano il loro futuro a militari senza scrupoli, che invece di imparare a leggere imparano a sparare.

Io non abito qui è l’amara realtà di chi aveva una casa e ora ha una tenda, di chi aveva un cortile e ora ha una colata di cemento, di chi aveva spazi e luoghi per incontrarsi ed ora ha solo quattro mura che lo devono proteggere da tutto.

Io non abito qui è ritmo che cadenza il cammino di chi cerca una vita degna di essere vissuta, uno spazio per sognare e una realtà dignitosa da costruire.