Mons. Sudar (Sarajevo): «La pace non si costruisce con le armi»

Durante la Veglia di Preghiera per la pace in Ucraina, la testimonianza del vescovo emerito di Sarajevo mons. Pero Sudar, che ha invocato la pace con tutta la forza di chi conosce l’orrore della guerra.

di Andrea Guerrizio* 

«Tutte le guerre nella storia si sono dimostrate come la più grande perdita culturale spirituale e materiale dell’umanità. Non c’è nemmeno bisogno di argomentare questa triste verità, ma c’è veramente oggi come mai urgenza di gridarla su tutte le piazze». Le parole di Mons. Pero Sudar risuonano nette nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma in occasione della Veglia di preghiera promossa dalla diocesi di Roma il 24 febbraio, per l’anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo.

Mons. Sudar la guerra l’ha conosciuta bene sulla propria pelle: nominato Vescovo Ausiliare di Sarajevo nel 1993, durante la guerra che ha insanguinato quelle terre, ha mantenuto questo incarico fino al 2019, promuovendo diverse iniziative di pace e riconciliazione, la più significativa delle quali forse è quelle delle Scuole per l’Europa: un’esperienza di riconciliazione che inizia dalle nuove generazioni proponendo l’incontro attraverso la scuola tra giovani delle diverse appartenenze religiose.

«Durante la guerra – racconta Mons. Pero Sudar – ero a Sarajevo col Rettore del nostro Seminario; ogni mattina salivo sul terrazzo dell’edificio e raccoglievo le schegge delle bombe che cadevano intorno alla nostra casa. Quando in seguito mi è capitato di andare in Germania per un viaggio mi sono portato alcune di quelle schegge e le ho regalate ad un mio amico sacerdote; due anni dopo per la mia ordinazione episcopale questo amico mi ha portato in regalo una croce fatta da quelle schegge delle bombe che io gli ho regalato».
Quel segno di vita che è la sua Croce episcopale originato dalle schegge portatrici di morte aprono una riflessione profonda: «È difficile immaginare quanta forza ci vuole per perdonare coloro che ci hanno fatto del male uccidendo, maltrattando, distruggendo ciò che abbiamo costruito e cercando di conquistare ciò che noi riteniamo nostro. E io vorrei confessare con tutta la sincerità che facevo e faccio fatica a odiare il male e amare il malfattore. È molto difficile».

«Se non credessi che Dio sarà in grado e che vorrà trasformare – ha dichiarato il vescovo -, come quel sacerdote tedesco ha fatto con le schegge, tutto il male nella croce che io porto, io non potrei perdonare, perché non ne avrei il motivo. Vi devo dire che capisco le persone che non riescono a perdonare. Le capisco e mi dispiace per loro perché hanno nel cuore il rancore: in questo modo prima di tutto noi facciamo un torto a noi stessi. Ci rendiamo incapaci di vivere la gioia della vita. Ci rendiamo incapaci di gioire e di amare quello che vorremmo amare. Ecco perché credo che solo in Dio si dà la forza, la grazia di poter perdonare, di poterci riconciliare nonostante tutto, perché senza questo, oggi come oggi questo bel mondo questo splendido pianeta che chiamiamo terra non avrà futuro».

«La guerra – ha proseguito, allargando il discorso dalla sua esperienza di vita vissuta a tutte le guerre che oggi insanguinano il nostro pianeta – non risolve ma aggrava le difficoltà e le tensioni. È logico che con il culmine delle ingiustizie, che è ogni guerra, non è possibile cancellare le ingiustizie. Con la guerra non si può costruire la pace, anzi ogni guerra, comunque finisca, è il seme di nuove guerre».

Per Mons. Sudar prendere un’altra strada: «Oggi dubito fortemente della possibilità che una guerra possa essere giusta: sì, la difesa della vita, la difesa degli innocenti, la difesa della Patria è legittima, anzi forse è doverosa. Però anche la guerra di difesa si trasforma con il tempo in una guerra di aggressione. Per una guerra giusta ci vorrebbero gli uomini giusti, i politici giusti, gli eserciti giusti, ma questi purtroppo nelle guerre non esistono. Ecco perché è tempo per tutti d’impegnarci veramente per la pace. Allora, chi desidera la pace è chiamato a scegliere la nonviolenza, radicata nella giustizia anche e soprattutto nelle piccole cose di ogni giorno. La nonviolenza edifica e rende felici».

* Area Educazione, Volontariato, Cittadinanza Attiva di Caritas Roma

Testimonianza video di mons. Pero Sudar