Il viaggio di Papa Francesco in un volto di 15 anni fa

A poche ore dalla partenza, l’invito a pregare per il viaggio di Papa Francesco in Africa e il ricordo dell’esperienza di servizio civile a Goma, attraverso le emozioni del giovane Juvenal

In vista della visita apostolica di Papa Francesco nella Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan dal 31 gennaio al 5 febbraio, Caritas italiana ha lanciato la campagna “Africa, fame di giustizia”, che durerà fino alla Quaresima.

Oltre alla raccolta fondi nelle diocesi per sostenere i progetti nei Paesi africani più colpiti, l’iniziativa intende sensibilizzare su questi temi e stimolare al cambiamento degli stili di vita.

L’invito è anche quello di accompagnare con la preghiera questo viaggio apostolico, perché possa svolgersi nel migliore dei modi e portare i frutti sperati.

Terre provate da lunghi conflitti. Sono quelle che il Papa si appresta a visitare come “pellegrino di pace”. Nella Repubblica Democratica del Congo il Santo Padre visiterà la capitale Kinshasa. Mentre la tappa a Goma, nel Nord Kivu, dove fu ucciso l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, è stata annullata per l’insicurezza che regna nell’area.

Proprio a Goma, nel novembre 2008, la Caritas diocesana di Roma aveva lanciato la Campagna “Lasciateci in pace! Siamo bambini!“, nata dall’incontro con la realtà di accompagnamento degli ex bambini soldato gestita da Caritas Goma, città del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo.

Un incontro nato grazie al progetto di Servizio Civile che faceva sì che alcuni giovani italiani trascorressero a Goma un anno mettendosi a servizio della Caritas locale, e che aveva permesso poi di dare vita anche ad esperienze estive con ragazzi e ragazze della Diocesi di Roma per conoscere direttamente la situazione, enormemente difficile, di quella zona del Congo e poterla raccontare e testimoniare qui a Roma una volta rientrati.

Nell’ambito della Campagna avevamo organizzato un Convegno a Roma sul tema dei bambini soldato, ed uno dei giovani operatori della Caritas di Goma, Juvenal Munubo Mubi, era stato invitato a parlare. Era la prima volta che veniva in Europa.

Il giorno dopo il convegno, la domenica, avevamo programmato di accompagnare il nostro ospite a conoscere la città, e su sua richiesta eravamo andati in Piazza San Pietro ad ascoltare l’Angelus.
Quella domenica, proprio la domenica in cui un giovane congolese era lì in piazza, il Papa pregò per la pace nel Nord Kivu, teatro di scontri violenti.

In quel momento Juvenal è scoppiato in lacrime: il Papa stava pensando a lui e al suo Paese; il Papa stava pregando per quella terra lontana e dimenticata da tutti!

In quella sua emozione così travolgente, così senza filtri, potemmo leggere in trasparenza tutto il senso di abbandono che viene percepito dalle persone che subiscono un conflitto armato, e che vivono in luoghi devastati, poveri, lontani.

Juvenal, sentendo pregare il Papa per lui e per il suo popolo, ha udito una voce che gli diceva: “ora tutto andrà meglio, da noi”. Sapeva che la guerra, la sopraffazione e lo sfruttamento non si sarebbero fermati per magia, ma si sentiva meno solo, meno distante, meno abbandonato ad affrontare tutto ciò.

Pensava anche che le parole del Papa non potessero rimanere inascoltate, che tutta la gente in piazza San Pietro avrebbe preso coscienza di quella guerra, che i potenti governi europei sarebbero intervenuti.

Sappiamo bene che questa speranza non corrisponde sempre a realtà, e che 15 anni dopo quella domenica il Congo continua a vivere una quotidianità lacerata e lacerante a causa di quelle enormi ricchezze del suo sottosuolo che però arricchiscono noi Paesi già ricchi e non impediscono invece che il 70% dei congolesi viva tutt’oggi sotto la soglia di povertà ma sappiamo bene anche che, se il Papa oggi in Congo ci torna non solo con il pensiero e la preghiera, ma con la sua testimonianza di pellegrino viaggiante, lo fa per portare una luce di attenzione e vicinanza che illumini la realtà del Congo al mondo intero… e questo ha un valore enorme per tutti i giovani Juvenal di quel Paese!