Un piccolo modo per dare voce al proprio dolore

Il Nucleo assistenza legale della Caritas di Roma ha attivato uno sportello di consulenza per sostenere quanti desiderano accedere al Fondo vittime dei reati internazionali violenti.

Quando pensiamo alle persone che hanno subito abusi e violenze pensiamo per forza di cose alle atroci sofferenze e alle disastrose e carsiche conseguenze che eventi così traumatici imprimono in modo indelebile nel corpo e nell’animo di queste vittime: una sorta di “lettera scarlatta”, una cicatrice invisibile agli occhi ma perennemente visibile nel cuore e nell’anima di chi subisce questo tipo di reati così aberranti e riprovevoli.

Depressone, rabbia, auto isolamento, tentativi auto lesionistici, attacchi di panico, disturbi sessuali, del sonno, dell’alimentazione, dolore, paura, vergogna e tant’altro: questo il mix devastante e logorante che s’innesca al verificarsi di questi disdicevoli eventi; gli studi neuroscientifici hanno infatti messo in evidenza che nei casi di abusi e violenza vi è proprio un qualcosa di devastante che accade al cervello il quale subisce, sia a livello del sistema nervoso centrale che del sistema nervoso periferico, un processo tecnicamente definito come disregolazione”, un processo da cui derivano purtroppo tutte quelle tragiche conseguenze sussopra elencate.

Una sofferenza la cui cura è affidata, nel migliore dei casi, alla mera assistenza psicologica e, nella stragrande maggioranza delle circostanze, al nulla: all’idea tanto drammaticamente popolare, quanto mai fallace, che sarà il “tempo a guarire tutti i mali”.

Nessun risarcimento economico, neanche il più lauto ed esemplare, sarà mai in grado di reintegrare o di “riparare” un siffatto danno perché la “salute” non ha prezzo e l’equilibrio mentale, la “buona” qualità di vita è una conquista così impagabile, la più grande forma di realizzazione umana che già in condizioni di normalità assai difficilmente ciascuno riesce a realizzare.

Eppure in questi casi il lungo, tortuoso e purtroppo costoso percorso delle cure terapeutiche può contribuire ad “alleviare” il dolore, può rendere quelle cicatrici meno visibili. In quest’ottica la possibilità per le vittime di questa tipologia di reati di poter ricorrere a fondi e stanziamenti rappresenta sicuramente un modo per poter affrontare più agevolmente questo difficile percorso e per sentirsi un po’ meno soli.

L’art. 11 della legge 7 luglio 2016, n. 122 e successive modifiche ha indicato i presupposti ed i requisiti al ricorrere dei quali le vittime di un reato doloso commesso con violenza alle persone possono accedere ad un apposito Fondo per ottenere un indennizzo che per quanto non cospicuo comunque esiste.

La procedura da espletarsi per l’avvio dell’istanza è adeguatamente illustrata sul sito del Ministero dell’Interno e prende l’avvio mediante una semplice domanda da inoltrarsi al Prefetto della provincia in cui risiede il richiedente entro 60 giorni dalla decisione che ha definito il giudizio per essere ignoto l’autore del reato o dall’ultimo atto dell’azione esecutiva infruttuosamente esperita, ovvero dalla data del passaggio in giudicato della sentenza penale (nell’ipotesi in cui l’imputato sia stato ammesso al gratuito patrocinio).

Chi è vittima di un reato intenzionale violento commesso successivamente al 30 giugno 2005 e prima dell’entrata in vigore della legge 122/2016 (23 luglio 2016) può presentare la domanda entro il 31 dicembre 2021.

Qualora alla data del 31 ottobre 2021 non siano ancora sussistenti tutti i requisiti e le condizioni di legge, le domande potranno essere comunque presentate nel termine generale di 60 giorni dall’ultimo atto esecutivo o dal passaggio in giudicato della sentenza.

Sul sito è possibile usufruire di un apposito format da stampare, compilare ed inoltrare. La procedura non richiede necessariamente l’assistenza di un legale in quanto esplicata in termini molto chiari ed intuitivi in ogni modo chiunque lo desideri può avvalersi senza alcun problema degli avvocati volontari del servizio NALC (Nucleo assistenza legale Caritas). Inoltre, tutte le ulteriori informazioni necessarie per poter avviare l’istanza sono consultabili, anche in altre lingue, sul sito della giustizia europea.

I buoni intenti purtroppo sono però ostracizzati da quella piaga che da troppo tempo affligge il nostro Paese, vale a dirsi quella macchina odiosa e tentacolare della burocrazia italiana: l’istanza una volta avviata darà seguito ad un percorso non proprio velocissimo ma comunque a suo modo “operativo”.

L’elargizione dell’indennizzo costituisce di certo un “nulla” se paragonato all’immensità senza fine del dolore provato da queste vittime ma costituisce pur sempre una piccola goccia in un deserto sconfinato e comunque un modo per far sentire la propria voce perché non c’è nulla di più distruttivo del fatto di rimanere completamente inermi ed inerti al verificarsi di atti così disumani.

Volontaria NALC
Avv. Anna Maria Pica