La notte insieme a chi non può dire #iorestoacasa

«Il Signore ci chiede di impegnare il tempo presente senza nostalgie per il passato, ma nell’attesa operosa del suo ritorno». Così Papa Francesco, nell’omelia tenuta nella recente Giornata mondiale per i poveri (15 novembre 2020) ci esorta a non mettere da parte i talenti che Dio ci ha donato, ossia le energie di vita e di bene che ognuno di noi ha riposte nel cuore.

Lasciando risuonare dentro di noi questo invito, pur pieni di paure e di incertezze in questo periodo oppresso dal peso della pandemia, sentiamo l’urgenza di rispondere a questo appello del Papa e di rilanciare con rinnovata convinzione il servizio di ascolto e di accoglienza su strada che la Caritas di Roma, ormai da anni, sta portando avanti: il Servizio Notturno Itinerante.

La Festa dell’Immacolata Concezione dell’8 dicembre è stata l’occasione per continuare con più intensità a effettuare le uscite su strada del Servizio Notturno Itinerante, per andare incontro ai più poveri tra i poveri, anche in questo periodo in cui i disagi sono aggravati dalla pandemia in atto.

Piuttosto che lasciarci schiacciare dal peso dell’incertezza che ci fa ripiegare su noi stessi, pur consapevoli delle nostre paure, cerchiamo di guardare alla pandemia come un’occasione in più per mettersi al servizio di chi, in questi mesi, si è sentito abbandonato in strada, aggredito ancor più violentemente dalla solitudine e dai rischi estremi a causa del lockdown e del distanziamento sociale, della sospensione di molti servizi tradizionali e di molte occasioni di incontro, della rimodulazione dei posti disponibili per le accoglienze, del blocco quasi totale delle occasioni ordinarie (già poche in realtà) di inserimento sociale e di riscatto, del rischio di contrarre il Covid senza poter essere curato e assistito adeguatamente.

La parola d’ordine “Io resto a casa”, che ha percorso le nostre giornate nei mesi precedenti, purtroppo ha risuonato come una beffa per quanti una casa non l’hanno e sono costretti a vivere in strada, esposti ad una condizione esistenziale di rischio estremo cui si è aggiunta anche l’impossibilità di essere tutelati dal rischio di contagio attraverso un’assistenza e un monitoraggio sanitario. Se la pandemia ha pesato e sta pesando molto sulle nostre vite di cittadini “integrati”, tanto più dobbiamo pensare a quanti tale peso sta opprimendo ancora di più la vita, a chi viveva già da prima ai margini, senza risorse materiali e sociali, spesso a rischio di sopravvivenza.

A tutto ciò va aggiunto anche il “peso” dell’inverno in arrivo. Già in questi giorni le condizioni meteorologiche stanno radicalmente cambiando, la temperatura notturna comincia ad avvicinarsi allo zero, la pioggia ha preso ad occupare la maggior parte delle giornate. Se per tutti noi questa eventualità può toccarci fino ad un certo punto, mostrandosi forse come un “ordinario fastidio”, dobbiamo sapere invece che un semplice e normale cambio stagionale può rivelarsi fatale per le persone che vivono in strada. Durante l’inverno 2018-2019, quando ancora la pandemia era un incubo inimmaginabile e lontano, sono morte ben 15 persone per congelamento o per eventi legati al freddo, come per esempio accendere un fuoco per scaldarsi, fuoco che poi è diventato un incendio, durante la notte, e ha divorato tutto: cartoni, teli di plastica e vite umane. Lo stesso copione si è replicato l’anno scorso.

Dobbiamo interrompere questa spirale, alimentata dalla nostra indifferenza, resa oggi cieca dalla paura del Covid. Crediamo che le uscite del Servizio Notturno Itinerante, con il sostegno e l’aiuto di quanti vorranno collaborare come volontari, oltre ad essere un modo per alleviare la solitudine di quanti vivono in strada, sia anche un modo per svolgere un monitoraggio sulle condizioni di vita delle persone più fragili, un’occasione per ridurre i margini di rischio per la loro sopravvivenza.

Crediamo che la dignità umana non possa essere sconfitta dalla paura.

Crediamo che sia importante, nonostante la pandemia e con le dovute precauzione, continuare a garantire ai più poveri, sempre, l’ascolto del loro grido silenzioso.

Tanti fratelli e sorelle, in strada, ci chiedono, con la loro sola presenza e spesso senza più la forza vibrante della voce, una comunione esistenziale, un ascolto partecipe, una fiducia incondizionata, un sostegno per ricominciare a vivere dignitosamente, un balsamo per le ferite del passato e del presente, un contatto umano, una risposta a domande senza parole. La necessità di continuare, con più convinzione e urgenza di prima, un cammino al fianco di queste persone non è più rinviabile: il problema di ogni persona che vive senza dimora deve diventare il problema di ogni cittadino di buona volontà.

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