In Asia come testimoni e non come studiosi

Si è concluso il viaggio organizzato dal Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes a Manila

“Venite e vedrete”. Queste parole del vangelo di Giovanni, lette nell’affollatissima chiesa della Madonna dei malati, hanno accolto a Manila i partecipanti al quarto viaggio di studio promosso dal Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes e guidato dal direttore della Caritas diocesana di Roma, monsignor Enrico Feroci. «Un messaggio di benvenuto che, allo stesso tempo, è stata la sintesi perfetta del significato del nostro viaggio» ha dichiarato il direttore della Caritas. «Come animatori pastorali e studiosi – ha detto Feroci – siamo venuti ad incontrare una Chiesa sorella ed essere così testimoni di quanto la mobilità umana stia velocemente modificando la struttura delle società dei paesi di origine dei migranti e di quelli che li ricevono».

Il meeting, che si è svolto nelle Filippine dal 14 al 21 gennaio scorso, ha visto la partecipazione di una trentina di studiosi e operatori pastorali in rappresentanza delle diocesi italiane, ed è stata occasione per un convegno dal titolo “Asia-Italia scenari migratori” organizzato in collaborazione con lo Scalabrini Migration Center di Manila e l’Ambasciata d’Italia nelle Filippine. Nel convegno, strutturato in una trentina di relazioni a cui hanno preso parte anche rappresentanti delle istituzioni locali e di organismi internazionali che si occupano di migranti e rifugiati, è stata approfondita la conoscenza del fenomeno migratorio asiatico, dedicando particolare attenzione ai filippini e ad altre grandi collettività (Cina, Pakistan, India, Bangladesh, Sri Lanka), analizzando la storia del loro insediamento in Italia ed in Europa, la situazione attuale e le prospettive. Questo perché è proprio nel continente asiatico che gli esperti prevedono i maggiori cambiamenti per gli scenari migratori futuri. In particolare, a breve, la Cina di trasformerà da Paese di emigrazione a grande polo di attrazione per rimediare alla penuria di popolazione in età attiva, vedendo arrivare 12 milioni di nuovi immigrati all’anno, il valore più alto nel contesto mondiale. Nella seconda metà del secolo, inoltre, anche altri Paesi asiatici come India e Iran, ora esportatori di manodopera, dovrebbero diventare importatori.

La scelta di svolgere il quarto viaggio di studio – dopo Ucraina, Argentina e Capo Verde – nel maggior arcipelago asiatico, è stata motivata proprio dall’importanza che le migrazioni rivestono per la vita del paese. «Oltre al fatto che le Filippine, insieme a Timor est, sono gli unici due Paesi asiatici a maggioranza cattolica, l’immigrazione filippina è un caso-studio molto interessante» ha dichiarato Franco Pittau, coordinatore del Dossier Caritas/Migrantes. «Al mondo – ha detto Pittau – vi sono circa 10 milioni di migranti filippini, quelli temporanei in Arabia Saudita, in Malesia, in Giappone, a Hong Kong, negli Emirati arabi. Quelli stabili negli Stati Uniti e in Canada, mentre in Italia e in altri Paesi europei si trovano i due modelli. Gli immigrati incidono per il 10% sulla popolazione filippina, e le loro rimesse rappresentano il 12 per cento del Pil. Ogni giorno escono dalle Filippine per emigrare oltre 3.000 persone, che possono contare sul supporto di 1.600 agenzie di emigrazione».

Un’esperienza, secondo monsignor Feroci, che «ci ha arricchiti grazie alla conoscenza diretta degli immigrati filippini che sono tornati in patria dopo un periodo di lavoro in Italia, oppure l’incontro con i figli di coloro che sono adesso nel nostro Paese. Abbiamo potuto constatare che le migrazioni intese come riscatto sociale, speranza e ricerca di benessere, hanno lasciato anche enormi problemi tra coloro rimasti in patria. Famiglie disgregate, dipendenza dai redditi che arrivano dall’estero e una cultura consumistica che tradisce i valori di un popolo spirituale e generoso».

Preoccupazioni queste emerse anche nel corso dell’incontro con monsignor Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, che ha ricevuto una delegazione del gruppo nella sua residenza privata. «Mentre i genitori sono all’estero per lavorare, la tv e internet sono diventate le nuove baby-sitter dei bambini filippini», ha dichiarato l’arcivescovo. Monsignor Tagle, 54 anni, si è insediato a Manila lo scorso 12 dicembre, dopo essere stato vescovo di una diocesi della provincia agricola del Paese, centro da dove proviene la maggior parte dei filippini presenti in Italia. »Migrare è un diritto – ha dichiarato il vescovo -, ma il fenomeno ha aspetti positivi e negativi: positivi perché migliora le condizioni di vita delle persone. Negativi perché, se si è costretti a migrare a causa della povertà, vuol dire che qualcosa nel sistema non funziona».

Gli atti del convegno e altri documenti realizzati dal Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrante