L’invito di Papa Francesco a “farci porta”

La testimonianza delle suore Adoratrici del Sangue di Cristo alla Porta Santa della Carità

SuoraHo sempre vissuto la carità come l’espressione concreta della mia fede in Gesù Cristo e ho speso molti anni della mia vita di consacrata vivendo il ministero dell’accoglienza e dell’ascolto dei poveri attraverso un impegno quotidiano nella lotta alla marginalità. Il contatto con i poveri è stata un’opportunità unica che ha dato sapore e colore alla mia vita di giovane donna consacrata.
Per questo ho desiderato tanto poter celebrare il Giubileo anche attraverso il passaggio della Porta della Carità come opportunità di riaffermare il mio vivo anelito a spendermi per coloro per i quali Cristo si è identificato.
Sono profondamente grata al Signore per la ricca opportunità che ci ha offerto come comunità religiosa di celebrare il Giubileo della Misericordia attraverso il passaggio della Porta della Carità presso l’Ostello Don Luigi Di Liegro e la Mensa Giovanni Paolo in di via Marsala, a Roma, lo scorso 15 marzo.
È stata un’esperienza molto forte per me, ma anche per le altre consorelle che hanno partecipato con profondo coinvolgimento e preghiera. Un’opportunità unica che il Signore ha preparato per la nostra comunità: già all’inizio della Quaresima nella programmazione comunitaria abbiamo deciso di porre particolare attenzione ai più disagiati rendendoci disponibili al servizio presso la mensa della nostra parrocchia. Il passaggio della Porta della Carità ha segnato allora la conclusione, o forse è stato il punto di partenza, per un cammino comunitario serio e impegnato che abbiamo scelto per vivere la carità, come espressione dell’amore infinito di Dio per ogni creatura umana.
Sono certa, che condividerai con me, quanto significativo e profetico sia stato, in questo Anno Giubilare, il gesto che Papa Francesco di aprire, presso una mensa e un ostello – luoghi della carità-, la Porta Santa. Davvero un luogo sorprendente, ma così profondamente significativo ed eloquente: la Misericordia di Dio che si riversa nel cuore di ciascuno, ci spinge a “farci porta” per gli altri.
La Porta della Carità, oltre ad essere un segno di sensibile attenzione verso i più disagiati, è l’esperienza della salvezza che passa attraverso l’impegno a favore delle persone che vivono in situazione di disagio, povertà, abbandono. Siamo chiamate ad essere porta aperta scegliendo di andare oltre la soglia dell’indifferenza compromettendoci e costruendo relazioni con i poveri fatta di attenzione, di ascolto, di accoglienza e di servizio. In un luogo di carità, chiamati a convertire il cuore all’attenzione amorosa ai poveri in cui Gesù si è identificato!
Con grande disponibilità e desiderio, abbiamo voluto vivere questo passaggio santo come occasione profonda di conversione, condivisione e servizio. Fulvia, un’operatrice della Caritas, con passione e pieno coinvolgimento, ci ha accompagnate lungo un percorso di conoscenza del luogo, facilitando la nostra riflessione e aiutandoci nel rendere questo momento veramente significativo per la nostra conversione personale.
Il cuore si è riempito di una gioia profonda quando abbiamo contemplato il logo: Il Figlio di Dio, volto visibile della Misericordia, si carica sulle spalle come un agnello impaurito e smarrito la persona sofferente e la conduce per strade sicure, la cura, mettendola al riparo, la rassicura elevandolo a Sé. Guardi questo mosaico e puoi solo intuire quanto amore… Gesù, buon samaritano e pastore bello non abbandona le proprie pecore: Egli tocca in profondità la carne della persona e lo fa con amore tale da cambiargli la vita. L’enorme mandala, di pietre brillanti e diversificate, è densa di significato. I tre ovali concentrici, di colore progressivamente più chiaro verso l’esterno suggeriscono al cuore, che attraverso di Cristo ognuno di noi, viene portato fuori, dal peccato e dalla morte… viene salvato dall’amore infinito e smisurato di Dio! Prima di passare la porta e, celebrare il nostro giubileo, abbiamo avuto un ulteriore momento di riflessione nella cappella, posta al cuore della struttura. Il percorso di riflessione preparato per i pellegrini è davvero una risorsa spirituale non indifferente; sette itinerari per un cambiamento reale della vita. In quella cappella è stato così naturale percepire il grido del Sangue di Cristo che scorre nella vita di tanti fratelli provati e disagiati. Ma con altrettanta forza abbiamo sperimentato la potenza della solidarietà, del sentirci famiglia e della responsabilità di non essere indifferenti al grido di coloro che soffrono nella carne l’ingiustizia e la povertà.
Ci siamo lasciate sfidare dalla Parola di Dio, ma anche dalla voce forte e tenera di Papa Francesco che incoraggia ogni credente a cercare il Signore nell’umiltà, nella povertà, dove Lui è nascosto: nei bisognosi, nei più bisognosi, nei malati, negli affamati, nei carcerati. Abbiamo pregato affinché il Signore ci faccia capire che la sua carezza di Padre, la sua misericordia, il suo perdono sono esperienza d’amore quando ci avviciniamo a quelli che soffrono, a quelli scartati dalla società e in quando qualche modo ci lasciamo toccare, non rimanendo indifferenti al loro dolore.
Passando la Porta della carità, dove sono assistiti tanti, tanti scartati, ho pregato facendo mia la preghiera che Papa Francesco ha fatto il 15 dicembre in occasione del passaggio della Porta della carità: “ci sia dato di “sentirci scartati” e sentire il bisogno del solo aiuto di Dio”.
Un viaggio…. nell’abisso della misericordia divina… un viaggio nel cuore di Dio

Sr Nadia Coppa
Adoratrice del Sangue di Cristo