Contro il terrore celebriamo la gioia della vita

PakistanINTÈ la Pasqua e con gioia condividiamo la Fede nella Vita. A Lahore non c’è più gioia e non c’è più vita. Là dove una comunità di cristiani aveva solo la colpa di celebrare la sua fede in Gesù Risorto, la morte è arrivata nel suo modo peggiore e con violenza e volgarità ha smembrato corpi e speranze.
A noi rimane una forte testimonianza racchiusa nel dolore e molte notti insonni abitate dai troppi volti sfigurati dalle tante facce del terrorismo. Quella dai tratti spigolosi cresciuta dei ghetti dell’esclusione delle periferie dell’occidente e quella che semina morte là dove l’occidente butta sguardi veloci con fugace preoccupazione.
Il terrorismo non vuole nemici. Non sceglie avversari. Non ne ha bisogno. Il terrorismo vuole solo vittime per seminare odio, per poi dominare con l’odio. Vuole annichilire ogni ipotesi di incontro e spegnere ogni luce che si accende sulle prospettive del dialogo e della convivenza. Il terrorismo vuole farci credere che non esiste modo di stabilire relazioni tra le persone se non diventando più violenti, più disumani e più insensati. Il suo obiettivo è diffondere il terrore ovunque perché ogni seme di speranza venga soffocato. Vincerà se ci farà diventare così. Vincerà se continueremo a alzare il livello della violenza come unica risposta e abbandoneremo il pensiero del dialogo e delle nostre responsabilità come strategie con le quali dovremmo prima o poi fare i conti.
In questi giorni di Pasqua ci viene annunciato che avrà la vita piena chi sarà capace di donarla per gli altri fino alla morte. La sfida della Pasqua è il Cristo Risorto che porta, a chi si sente perso, la pace. Una pace profonda radicata nelle certezza che la morte è stata vinta. Ma anche una pace da costruire con pazienza e fiducia, piantata nella ricerca della verità.
Il terrorismo non ha niente a che fare con chi fugge dalle guerre. Il terrorismo ha a che fare con chi si affanna per il potere, per la spartizione delle risorse, per il dominio su popoli fragili, per la difesa dei privilegi, per il mercato delle armi, per ridurre al nulla il rispetto della vita. Se non ce lo diremo con la forza con cui Papa Francesco l’ha gridato in questi giorni di Pasqua ci limiteremo a guardare il mondo con i nostri occhi impauriti, sbarrati e increduli. E mentre saremo occupati a riempirci di parole vuote, ogni giorno ci ruberanno un pezzo di Speranza.

Oliviero Bettinelli
Responsabile Area Pace e Mondialità