Consigli per chi ha dei dubbi…

volontariatiOltre seimila persone hanno partecipato ai Corsi di formazione per volontari  dalla Caritas di Roma a partire dal 2001. Durante il percorso svolto hanno potuto esprimere le loro motivazioni, condividerle con quelle degli altri e dare il proprio contributo alla Caritas. E’ un patrimonio ricco di umanità e di spiritualità da conservare, da valorizzare, del quale dobbiamo prenderci cura.
Abbiamo voluto riportare alcune di queste motivazioni, sempre pensando all’opera di misericordia “consigliare i dubbiosi”.

  • Abituarmi a “fare del bene”, ecco cosa vorrei! Anzi, ri-abituarmi nel modo più sano, più fraterno e sempre nuovamente possibile ad essere tesa verso gli altri, ma non un’abitudine come qualcosa di automatico, impersonale, meccanico, ma quell’abitudine appresa, conosciuta, scelta che diventi parte di me, che diventi per me normale, al punto che sia normale donare a chi non ha mezzi sufficienti, a chi si trova bisognoso di qualunque cosa, poter trasformare il suo bisogno in un valore e condividere insieme quel grande valore che è la vita di ognuno di noi!
  • Motivi e domande mi hanno condotto alla decisione di voler fare un sevizio gratuito per gli altri. Innanzitutto io sono sempre stato molto preoccupato di capire quale, tra le tante, fosse la cosa giusta, in ogni campo. Contemporaneamente sentivo l’esigenza di approfondire la mia fede e sapere su cosa si basa. Per sapere se fidarmi di Cristo o no ho bisogno di verificare se quello che dice è vero; ovvero, è l’amore che può cambiare il mondo?
  • Mi chiedo se voglio più aiutare gli altri o me stessa, e credo che la risposta sia che voglio aiutare me stessa aiutando gli altri: questo perché ritengo che tutti i rapporti umani si basano sulla reciprocità, sullo scambio e non ha importanza se si dà di più o si riceve di più, cosa difficile da stabilire, visto che forse il miglior modo di dare è ricevere. Ritengo, inoltre, che sia importante fare qualcosa per gli altri perché questo è il modo migliore di mettere a frutto le capacità di ognuno e quindi di rendere la propria vita feconda. Non insisto tanto sul dare, perché non sono del tutto sicura che solo gli altri hanno bisogno.
  • Io penso che chi vuole essere volontario debba avere un atteggiamento che ricordi la misericordia… Non so come, ma ciò che mi propongo ora è di studiare e meditare e capire gli strumenti…
  • Fare il volontario è una cosa tanto ingenua da sembrare stupida, solo i bambini aiutano chiunque chieda loro aiuto. Penso che tutte le cose ingenue e da bambini vadano ricercate con cura e osservate con attenzione, perché l’egoismo, la difesa di sé, dei propri interessi, della propria ricchezza, rischia di capovolgere la vita in morte, la gioia in disperazione, il pensiero in un vicolo cieco. Mi ritengo ricco materialmente e mi piace l’idea di dividere qualcosa del mio tempo e delle mie possibilità con altri, forse per questo senso di colpa, forse perché io a mia volta ho avuto molti benefattori. Penso comunque di fare volontariato più per crescere io che per portare un effettivo aiuto, anche perché vorrei vedere più da vicino la povertà, che non ho mai vissuto e che la società sembra volerci nascondere. Non ho mai visto volontari essere delusi del loro lavoro.
  • “Quello che avrete fatto al più piccolo tra voi lo avrete fatto a me”. Fondamentalmente il motivo che mi spinge e mi sollecita ad occuparmi degli altri, e in modo particolare delle persone più bisognose delle nostre attenzioni, è una motivazione di fede, è vedere nell’altro il volto sofferente di Cristo. È una motivazione che viene da una scelta preferenziale per i poveri, per una prossimità che è accoglienza, condivisione, di totale ed incondizionata partecipazione alla condizione umana, qualunque essa sia. Ogni uomo è prima di tutto, per me, un fratello in Cristo, creato da Dio, ed ogni mia espressione d’amore, che può concretizzarsi nell’attività di volontariato o in altre modalità di dedizione, desidera incarnare e testimoniare con gesti di liberazione, questa piena umanità, assunta da Dio nel suo figlio Gesù.
  • La motivazione principale è che ho bisogno di uno spazio – almeno di uno spazio! – in cui poter vivere concretamente i valori umani che credo importanti. La mia vita di adulta la sento arida e non mi corrisponde. L’ideale sarebbe di poter vivere concretamente, nella vita di tutti i giorni, quei valori di cui parlavamo la scorsa volta: solidarietà, creatività (entusiasmo), dare voce ai marginali, contribuire ad un mondo in cui la maggior parte delle persone possano avere accesso alle risorse con cui vivere una vita dignitosa. Da quando ho iniziato a vivere la mia vita adulta, a lavorare, mi sono scontrata con un mondo indifferente a queste motivazioni, in cui per andare avanti bisogna essere duri. Questo mi sta rendendo arida e voglio lavorare per recuperare la capacità di dare all’altro senza paura.
  • Sono spinta a fare volontariato per essere d’aiuto agli altri, per superare il mio egocentrismo che mi porta a pensare che le mie sofferenze siano insuperabili, mentre magari, entrando in contatto con altre persone, sono costretta ad uscire dal mio “mondo guscio”. Ho scoperto, tramite altri servizi agli altri, che servire gli altri mi rende libera. Sono già all’interno di un movimento cristiano, ma ho sempre pensato che potevo fare qualcosa di più concreto cristianamente. Cerco il cristiano vero, concreto, cerco Cristo negli altri, nei più deboli. Spero che diventare volontaria per me sarà un uscire fuori da me stessa e che questa esperienza mi regali un incontro con Cristo (inteso sempre come “altri”, “poveri”).
  • Per me significa proseguire un percorso interiore intrapreso già da un po’… E’ riuscire a tirar fuori quella parte di me che spesso resta compressa nella vita frenetica di tutti i giorni.. E’ dare significato alla mia persona… E’ conforto, crescita… E’ combattere le paure… E’ lottare per non perpetuare le disuguaglianze sociali… E’ un modo per reagire, per ribellarmi ad un sistema che non condivido. Spero di farcela!!!
  • Quello che cerco qui è un arricchimento di questa identità, mettere alla prova la mia ricerca vocazionale. Prima sognavo di cambiare il mondo, ma soprattutto il mio cuore, e in questo spero che incontrare Gesù nei poveri insieme a voi potrà essere per me una fonte di apertura, crescita e conversione.
  • Voglio fare volontariato perché ogni persona bisognosa ha un messaggio di pace da far ascoltare agli altri, e io voglio ascoltarlo; ogni persona bisognosa ha tanto da dare agli altri, stare con lei significa stare bene con se stessi, oltre che fare del bene agli altri; ogni persona può cadere in una situazione di difficoltà ed emarginazione, ma ha sempre la possibilità di uscirne; ogni persona che per qualche motivo ha abbandonato la retta via può redimersi in qualsiasi momento, ma ha bisogno dell’aiuto e dell’amore degli altri; ogni persona che ha abbandonato gli ideali di amore e solidarietà e ha scelto una vita priva di senso profondo può sempre riscoprire questi ideali, abbracciando la fede cristiana.
  • Per crescere, imparare, consolarmi, confrontarmi, per sentirmi coinvolta nel mondo, per ringraziare il Signore del fatto che non sono sola, ma faccio parte del suo regno, per servire i poveri, e perché no, anche per stare bene con me stessa.
  • Ho lavorato, ma sarebbe meglio dire ho vissuto, gioito, pianto, riso, giocato e faticato, per oltre sei anni dentro un centro sociale, creato e gestito da giovani come me, ma anche da anziani e soprattutto da bambini: i bambini di un quartiere popolare, lasciati liberi di scorrazzare per le strade da famiglie assenti, per responsabilità oggettive o meno, con il padre in galera, la madre alcolizzata. Noi li abbiamo raccolti ed accolti e loro ci hanno accolto nelle loro abitudini e ci hanno donato un nuovo cuore, nuove emozioni e due ali per volare in alto. Poi la vita mi ha trascinato nel suo vortice e mi ha distratto da queste realtà. Ho conosciuto altri dolori, altre gioie, altri sorrisi ed altri pianti, ma mai la stessa cosa. Qui adesso, scopro gli occhi di quei bambini nelle persone che la mattina in metro suonano il violino per qualche centesimo, li scopro nei barboni sotto i ponti e nei disabili che lottano per una città mai a loro misura. Adesso ritrovo la speranza: rivoglio due ali per volare in alto!
  • È un aiuto ad uscire dalla visione ristretta e spesso miope che uno ha della propria vita, è imparare a guardare veramente chi ci sta vicino: è un’educazione a non ragionare solo in termini di profitto o di convenienza. Io ho avvertito questo pericolo nella vita, quello di selezionare persone e luoghi, circostanze e situazioni in base al tornaconto che ne potevo avere. Penso che aprirsi al bisogno dell’altro sia ricordare a me stessa che stiamo camminando tutti assieme e che siamo tutti esseri umani, con la stessa dignità e lo stesso valore. Inoltre penso che il contatto con il bisogno e la difficoltà degli altri aiuti a relativizzare le proprie. Ho deciso di fare volontariato, inoltre, per condividere le mie energie.
  • Prima di tutto per capire, per aprirmi agli altri. Molto spesso mi sono chiesta da dove veniva il disagio, che cosa provano le persone che lo vivono. E poi per ricordarmi ogni giorno che cosa conta veramente. Nel quotidiano spesso vengo trascinata da mille stimoli, e mi dimentico che la cosa più importante sono le persone vicino a me, i loro bisogni, la loro sofferenza, la voglia di cambiare, e anche la voglia di trasmettere fiducia nelle proprie capacità alle persone.
  • Penso che ascoltare gli altri, capirli, aiuta a capirsi. La carità penso consista nel darsi, più che nel dare. La parola sprona, l’esempio trascina. Un cammino di fede è un cammino di servizio.
  • Sono due i sentimenti che mi hanno spinto a venire: il desiderio di fare qualcosa per chi è in difficoltà e il senso di colpa. Voglio spiegare: da sempre ho desiderato di poter spendere un po’ della mia vita anche per chi è più in difficoltà, ma ho sempre messo avanti i miei problemi, le mie difficoltà, gli studi e il lavoro, le mie incapacità e le mie paure. Oggi, dopo un percorso personale che ha chiarito molte cose dentro di me, mi sento libera di poter rischiare in questa avventura. Sento il desiderio di aiutare gli altri, per quello che posso, come io a mia volta sono stata aiutata per altri aspetti, da altre persone. A questo si unisce talvolta un senso di colpa di fronte alla sofferenza degli altri, rispetto al bene, all’aiuto e al sostegno che ho ricevuto io. Mi addolora molto vedere la sofferenza vissuta nella solitudine e nell’isolamento.

A cura dell’Area Volontariato