Povertà energetica, alla Cittadella della Carità il convegno nazionale Ircaf

L’immagine del freddo è sicuramente quella che più fa riflettere, ma anche in estate esistono gravi ripercussioni per quanto riguarda la povertà energetica. A fare il punto sulla situazione è stato il seminario “Povertà energetica: tra cambiamenti climatici e misure di sostegno. La nuova rilevante dimensione della cooling poverty” organizzato dal Centro studi Ircaf – Istituto ricerche consumo ambiente e formazione che si è svolto lo scorso 10 luglio alla Cittadella della carità a Roma.

«Un quinto della popolazione dell’Unione Europea – ha detto Mauro Marani, presidente Ircaf -, circa 85 milioni di persone, non riescono ad avere un livello minimo di vivibilità e refrigerio durante i mesi estivi. Una situazione che vivono in modo particolare gli abitanti dei Paesi meridionali». Per Marani «l’Italia è il paese Ue con più decessi causati dal caldo, 18mila nel 2022, seguita dalla Spagna con 11.300. Si tratta soprattutto di donne, il 63% dei casi, e nel 52% di persone che si trovavano in condizione di povertà energetica».

«Un fenomeno molto complesso e che esiste da molto tempo – ha detto Giustino Trincia, direttore della Caritas romana -, ma quello che ci preoccupa è la crescita esponenziale delle famiglie che vi sono coinvolte». «La povertà energetica non si ferma alla capacità reddituale – ha spiegato il diacono -, ha che fare con lo stato dell’alloggio, con esigenze della salute e il benessere della famiglia, con la capacità di fronteggiare i picchi di temperatura». Per Trincia «è quindi importante affrontare questo problema anche alla luce della capacità di rafforzare le relazioni nei nostri territori. Perché soprattutto nelle grandi aree metropolitane una delle più grandi povertà è quella legata alle solitudini».

È stata la sociologa Chiara Saraceno, collegata in streaming, a parlare della povertà energetica in un quadro più vasto della povertà in generale. In particolare, analizzando i dati della povertà assoluta stimati dall’Istat per il 2023 – 5,7 milioni di individui, l’8,5% delle famiglie – la studiosa ha evidenziato come mutano i bisogni degli italiani.

«Fino agli anni Sessanta – ha spiegato – la spesa alimentare era la voce che gravava maggiormente nel bilancio delle famiglie. Con il passare del tempo è cresciuta a dismisura la spesa che riguarda l’abitazione: affitto, utenze, condominio. Nelle famiglie con i redditi più bassi supera abbondantemente oltre la metà del reddito disponibile». A questo, ha spiegato la sociologa, si aggiunge anche la diversa distribuzione dei redditi: «mentre prima le persone precarie erano gli anziani, attualmente sono invece le giovani famiglie con figli. Il 9% delle famiglie monoreddito risulta così in povertà, pur non avendo la possibilità di accedere ai sussidi».

Il seminario è poi continuato con una tavola rotonda che ha coinvolto esperti dell’Autorità dell’energia e delle associazioni dei consumatori.