Il coraggio di cambiare, il coraggio di ripartire

Mi chiamo C., sono brasiliana e ho 44 anni. Sono arrivata a Roma per comprare una casa per mia madre, che era malata di cancro. L’unico modo per aiutarla rapidamente era andare a lavorare per strada, e per questo sono venuta in Italia. Alla morte di mia madre, nel 2013, ho deciso di rimanere qui perché non avevo alcuna stabilità per tornare. Ho provato quindi a ottenere i documenti due o tre volte, ma non ci sono riuscita anche perché avevo paura della Polizia, non mi fidavo.

Il corso della mia vita ha iniziato a cambiare quando ho incontrato una suora operatrice dell’unità di strada, subito dopo la fine della pandemia. Lei mi ha dapprima incoraggiata nel regolarizzare la mia posizione tramite l’ottenimento dei documenti e, a seguire,  mi ha presentato  gli operatori della Caritas Roma, che mi hanno accolta nel progetto “FoUNDing Futures”.

Ho iniziato così un nuovo capitolo della mia vita: l’orientatore al lavoro e l’assistente sociale mi hanno accolto con gentilezza e professionalità, mi hanno aiutata a raccontare la mia storia e hanno cercato delle opportunità per rafforzare la mia condizione socio-lavorativa.  Avendo detto loro che in Brasile avevo lavorato realizzando abiti da samba per il Carnevale, mi hanno spronato a sviluppare quel talento e proposto prima un corso sull’auto-imprenditorialità e a seguire un corso professionale e uno stage in un laboratorio di sartoria. Nel frattempo ho lasciato il lavoro di strada e proseguo i miei studi lavorando al contempo come colf.

C. è solo una delle tante vittime di tratta transgender a Roma, fenomeno rilevante e aggravato ulteriormente negli anni del Covid-19, quando la prostituzione di strada si è spostata quasi integralmente al chiuso. La prostituzione dentro le mura domestiche implica che le sex workers debbano fare più affidamento sui loro sfruttatori e siano più esposte ad abusi da parte dei clienti, con un un rischio aumentato di essere vittime di violenza.

Nonostante l’esacerbarsi della violenza subita le politiche nazionali e regionali contro la tratta sono ancora lente nel prevedere supporti specifici per questo segmento di popolazione vulnerabile, e i pochi servizi di emergenza, alloggi transitori, servizi di consulenza e salute, sono perlopiù forniti dal settore non profit. 

La carenza di politiche specifiche contro la transfobia rende difficile per le persone transgender raggiungere una piena inclusione sociale. La discriminazione è particolarmente sentita nell’accedere alla burocrazia, ai servizi sanitari e al mercato del lavoro, il che ostacola ulteriormente l’uscita dallo sfruttamento sessuale.

A fronte di questa condizione di vulnerabilità multidimensionale Caritas Roma è da molti anni in prima linea nel fornire accoglienza e sostenere la piena inclusione delle vittime di tratta, partecipando a diverse reti e progetti comunali e regionali. Inoltre fa parte del Coordinamento Diocesano Anti-Tratta, nell’ambito del quale collabora con associazioni e parrocchie del territorio romano sia nell’assistenza materiale alle vittime di tratta e grave sfruttamento, soprattutto come unità di strada, sia nell’elaborazione di percorsi formativi per operatori e volontari e di percorsi educativi per le scuole. In questa ottica il progetto “FoUNDing Futures” ha consentito di ampliare l’impegno profuso nell’accogliere e sostenere le vittime trans di tratta e sfruttamento lavorativo, e dunque di contribuire a fare luce su una difficile e spesso dimenticata realtà.

Il Progetto “FoUNDing Futures. Supporto e orientamento lavorativo per persone transgender vittime di tratta e di grave sfruttamento è un programma per l’inclusione socio-lavorativa rivolto a persone trans vittime di sfruttamento lavorativo e sessuale, finanziato dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede grazie allo stanziamento del Julia Taft Grant, di cui Caritas Roma è ente attuatore e beneficiario presso il Centro Ascolto Stranieri.

Obiettivo principale è costruire una rete solida tra le diverse realtà che intervengono concretamente per il sostegno alle persone trans vittime di tratta, condividendo buone pratiche e rinsaldando la collaborazione tra unità di strada, parrocchie, centri di ascolto e associazioni.

Concretamente il progetto insiste su tre macro-aree:

  • Ascolto ed accoglienza: uno spazio protetto dove le persone possano sentirsi riconosciute e accolte, dove poter far emergere le proprie vulnerabilità, dove dare spazio alla costruzione di obiettivi futuri e speranze, etc.
  • Orientamento sociosanitario, legale e abitativo: accompagnamento ai servizi del territorio, prese in carico delle vulnerabilità sanitarie, consulenze in ambito legale e di esigibilità di diritti, etc.
  • Orientamento al lavoro e alla formazione professionale: rilevazione dei bisogni formativi e obiettivi professionali, aggiornamento degli strumenti per la ricerca lavoro, individuazione delle opportunità formative e lavorative.

A disposizione del progetto anche delle risorse economiche da destinarsi sia a piccoli contributi di emergenza che al sostegno concreto dei percorsi formativi avviati (iscrizione a corsi professionali, abbonamenti Metrebus, indennità di tirocinio).

Le beneficiarie sono tutte provenienti da paesi dell’America Latina e in Italia da molti anni; nonostante parlino bene l’italiano e presentino spesso livelli di istruzione medio-alti, sono tutte sex workers di strada e vittime di tratta. Affrontano gravi problemi di salute legati al loro lavoro, come dipendenze e malattie e spesso non hanno documenti validi. E’ proprio la condizione di irregolarità uno degli ostacoli più rilevanti da affrontare per riuscire a dare una svolta al proprio percorso di vita. Per questo motivo, il riconoscimento e l’emersione dalla condizione di sfruttamento e l’accesso alle tutele ad esso connesse è il primo passo fondamentale da compiere.

Il progetto FoUNDing Futures ha il grande merito di offrire la possibilità concreta di immaginarsi fuori da una situazione di sfruttamento sessuale e lavorativo, permettendo alle beneficiarie di ricoprire ruoli nuovi come imprenditrici, cuoche e sarte. Nonostante il pesante fardello di discriminazione e traumi, con il supporto degli operatori di progetto hanno avviato dei percorsi professionali personalizzati, in grado di accogliere e valorizzare le proprie competenze, talenti, aspirazioni. La rete territoriale creata sta promovendo un’accoglienza sensibile e inclusiva, puntando a superare pregiudizi sulle persone trans che ne ostacolano l’inserimento nel mondo del lavoro. Con FoUNDing Futures, le storie di paura e sfruttamento hanno trovato nuova voce e nuova vita, conferendo valore alle esperienze vissute e aprendo la porta a un futuro coraggioso e speranzoso.

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