L’Osservatore di strada, il numero di aprile dedicato al gioco d’azzardo

Per finire nell’inferno del gioco d’azzardo basta poco. Un gratta e vinci dopo l’altro, un gettone dopo l’altro in una slot machine, l’attesa di una partita di calcio. E senza nemmeno accorgersene si finisce in un vicolo senza uscita fatto di debiti, di segreti, di usura, nei casi peggiori anche di violenza. Sono le storie di giocatori estremi, le loro esistenze spezzate, ma anche l’impegno e le iniziative di sensibilizzazione e prevenzione contro la cultura dell’azzardo, le protagoniste del numero di aprile de L’Osservatore di strada, il mensile de L’Osservatore Romano dedicato ai poveri che in questa edizione apre con il titolo “L’Azzardo non è un gioco”.

«Sono caduto dal pero. E me ne vergogno. Un fenomeno così destabilizzante per la nostra società, dannatamente presente, non percepito, sottovalutato, anzi incoraggiato», scrive nell’editoriale il cardinale Enrico Feroci. «Mi rattrista ancora il ricordo delle tante persone – prosegue -, trovate per la strada perché la loro pensione faceva il piccolo viaggio dalle PT alla “Las Vegas” del quartiere. Purtroppo tanti fattori, a volte, ci tarpano le ali e la mente. Ed è in questi momenti che avremmo bisogno non di fortuna, ma di incontrare qualcuno che ci dica semplicemente: «Io ci sono».

Nel numero c’è la storia di Vittorio, che entra in un bar di Porta Maggiore solo per bere un caffè. Gioca le monete che ha. Gioca il tempo. E come per i soldi, il tempo che Vittorio consacrerà al gioco d’azzardo nel decennio che segue risulterà incalcolabile. È l’inizio di una fine. «Io non saprei dire perché ho iniziato», dice. «Non saprei dire neanche come ho finito». C’è poi il racconto di Alessandra, che cercava l’amore del padre senza trovarlo. Un giorno si presenta di fronte alla stessa slot che lui utilizzava ed inizia a giocare. «Da lì ad un anno – dice – mi ritrovai dipendente. […] Non sapevo più a quale genere appartenessi, non avevo più una mia sessualità, una mia intimità. Alla fine mi sentivo anche io una macchina».

E poi si parla anche dell’impegno di realtà, come la Caritas di Roma, che da anni hanno acceso un “faro” su questa piaga e che organizzano incontri di prevenzione e sensibilizzazione presso istituti scolastici, parrocchie e i centri anziani. «L’azzardo non è razzista, non conosce etnie, non conosce ceti sociali, non conosce titoli di studio e non conosce limiti di età, se è vero che ormai anche per i giovanissimi sta diventando uno dei principali fattori di dipendenza, soprattutto “grazie” ai canali online», spiega nell’intervista Eleonora Fusco, referente dell’Ufficio No Azzardo. Un fenomeno di cui conosce non solo i numeri ma soprattutto le vittime e le loro storie che parlano di impoverimento economico e umano, di famiglie distrutte e ridotte sul lastrico in balia, spesso, di strozzini e della criminalità.

Distribuito nella versione cartacea ogni domenica in occasione dell’Angelus in Piazza San Pietro, il mensile è disponibile gratuitamente sul sito de L’Osservatore Romano.

Scarica la copia gratuita del giornale in pdf