Grazie don Angelo!

Roma, 6 gennaio 2019. Il card. Angelo De Donatis visita la Cittadella della Carità della Caritas di Roma.

«La compassione non è istinto ma una conquista che si ottiene lasciandosi contagiare dallo stile di Dio, mettendo al centro non il nostro sentire ma l’altro». Sono queste le parole che il cardinale Angelo De Donatis pronunciò agli animatori della carità subito dopo il suo insediamento da Vicario del Papa per la Diocesi di Roma.

In questi anni ce lo ha ricordato in tutte le occasioni, fino all’ultima visita alla Cittadella della carità quando ha ribadito come «la celebrazione dell’Eucaristia è completa quando la comunità stessa diventa pane per i poveri, quando traduce in modo fattivo il “Fate questo in memoria di me”».

Un pastore che in questi anni ci ha accompagnato e sostenuto e per il quale ringraziamo il Signore di avercelo donato. A lui auguriamo ogni bene assicurandogli le nostre preghiere per il nuovo importante incarico di Penitenziere maggiore.

Di seguito, la lettera di saluto alla diocesi che il cardinale Angelo De Donatis ha inviato il 6 aprile 2024 dopo la sua nomina (dal sito della diocesi di Roma)

«In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi. E detto questo aggiunse: “Seguimi”».

Il Signore continuamente ci ripete “Seguimi”. E in ogni chiamata contiene una fatica (il dove lasciare, l’essere spogliati, morire a se stessi) e una promessa: diventare sempre più figlio obbediente nell’obbedienza a Gesù. Un discepolo tende le braccia e segue il suo Signore…. Consapevole che lì dove sta andando lo precede lui». La «pienezza della maturità cristiana» sta infatti, per il cardinale De Donatis, nella «misura dell’obbedienza e dell’abbandono del Figlio alla volontà del Padre». Bisogna «diventare sempre più “figli”, vale a dire sempre più liberi di seguire la voce dello Spirito». Lo Spirito, infatti, prosegue il nuovo Penitenziere Maggiore, può portarci dove vuole: «in questa docilità opera la Grazia: è lo Spirito che la rende possibile!.

Poi il ringraziamento a Papa Francesco «per la fiducia accordatami in questi 9 anni di episcopato al servizio della Chiesa di Roma. Mi ha chiesto di collaborare con lui – scrive – nel servire il suo tesoro più prezioso, la sua Sposa, mi ha scelto ed è venuto a impormi le mani per ordinarmi vescovo nel giorno della dedicazione della cattedrale lateranense, il 9 novembre 2015».

«Nel servire insieme con lui le comunità parrocchiali e le diverse realtà ecclesiali – prosegue il cardinale –, nello stare vicino ed accompagnare i preti, ho compreso sempre di più che questa Chiesa non è una macchina da far camminare, ma una famiglia da amare. La Parola di Dio, annunciata continuamente, le dà la direzione del cammino e l’amore dei pastori le permette di crescere nell’obbedienza allo Spirito e nella fraternità». In questo senso va anche il Cammino sinodale, «occasione preziosissima» affinché «giungano a maturazione alcune dimensioni essenziali della vita della Chiesa: l’ascolto della Parola e di tutti, il discernimento personale e comunitario, la profezia al servizio del Regno di Dio in questa città».

Poi il ringraziamento sentito a «tutti coloro che in questi anni hanno collaborato con tanta generosità e abnegazione qui in Vicariato e nelle altre realtà diocesane. Ho potuto sperimentare in tante occasioni quanto le persone, con il loro carisma particolare donato dallo Spirito, possano dare tanto al servizio di tutti, se si sentono volute bene dal pastore. È quello che ho cercato di fare – conclude –, con le mie povere forze e il carico dei miei limiti, nel servizio episcopale che mi è stato affidato. Grazie a tutti».