Con i giovani del Servizio Civile nel ricordo di don Peppe Diana

“Non si può amare senza essere eccessivi!”. Parte da qui il ricordo di don Franco Picone, parroco della parrocchia San Nicola di Bari a Casal di Principe, il luogo in cui, esattamente 30 anni fa nel giorno del suo onomastico, il 19 marzo 1994, veniva ucciso dalla camorra don Peppe Diana.

Ucciso perché colpevole di non aver celebrato in Ciesa i funerali del cugino di uno dei boss camorristi del paese e perché da sempre impegnato, con il suo sorriso da amico vero, sacerdote, testimone e profeta – come ha ricordato don Nicola – attraverso lo scoutismo, la presenza a scuola e tutta la sua azione pastorale, nell’accompagnare i giovani a poter crescere liberi e non sottomessi a quella “Camorra [che] oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana. (dalla lettera “Per amore del mio popolo non tacerò”).

Lo stesso sorriso con cui pronuncia le sue ultime parole, all’alba del 19 marzo 1994, nella sacrestia della sua parrocchia, mentre si appresta a celebrare la prima Eucarestia del giorno: “Sono io!”, in risposta al suo assassino che, trovandolo insieme all’amico augusto Di Meo, chiede “Chi è don Peppe?”

La possibilità che i giovani impegnati in questa esperienza possano scegliere di gridare al mondo “Sono io!” è ciò che ha spinto il Tavolo Ecclesiale per il Servizio Civile, che riunisce appunto gli Enti di ispirazione cristiana impegnati nel Servizio Civile Universale a celebrare la tradizionale giornata di San Massimiliano, primo martire per Obiezione di Coscienza, unendola alla memoria di don Peppe Diana: “Non c’è bisogno di essere eroi, – diceva sempre don Diana – basterebbe ritrovare il coraggio di aver paura, il coraggio di fare delle scelte, di denunciare”.

Unendo memoria e speranza, l’esperienza che abbiamo condiviso con 8 giovani della nostra diocesi che stanno vivendo questo anno di impegno, servizio e cittadinanza nelle opere segno della nostra Caritas, è proseguita quindi il giorno successivo nel quartier di Scampia a Napoli, dove i segni di speranza sono stati narrati attraverso un convegno nei locali della nuova sede dell’Università Federico II, sorta dove un tempo si elevava una delle drammaticamente iconiche torri del quartiere dormitorio, le testimonianze di chi a Scampia dà vita ogni giorno e i ragazzi del Coro Interculturale Millecolori.

Il ritorno alla quotidianità, arricchito d quest’esperienza, richiama infine un’eco profonda, in cui in quel “Non si può amare senza essere eccessivi!” non possono per noi non risuonare le parole di don Luigi Di Liegro: “Non si può amare a distanza, restando fuori dalla mischia, senza sporcarsi le mani, ma soprattutto non si può amare senza condividere.”

A cura dell’Area educazione, volontariato e cittadinanza attiva