Le «città parallele» dove crescono le disuguaglianze

«Le città parallele» è il titolo che la Caritas ha dato al sesto Rapporto “La povertà a Roma: un punto di vista”, proprio ad indicare come a Roma si stiano delineando, con tratti sempre più marcati, molte esperienze di città che tra loro non parlano e non si conoscono. 

L’editoriale del direttore Giustino Trincia su Roma Sette del 19 novembre offre spunti di riflessione per la Giornata Mondiale di Poveri.

Una città dal territorio enorme, che con i suoi 1.285 chilometri quadrati conterrebbe tutte le altre grandi aree metropolitane che esistono in Italia e che al suo interno contiene le molte complessità che caratterizzano i contesti urbani ma anche le «grida di aiuto» che da troppi anni rimangono trascurate.

«Le città parallele» è il titolo che la Caritas ha dato al sesto Rapporto “La povertà a Roma: un punto di vista”, proprio ad indicare come a Roma si stiano delineando, con tratti sempre più marcati, molte esperienze di città che tra loro non parlano e non si conoscono. Vi è una città reale, fatta di enormi problemi, e quella virtuale che in termini di benessere, tra le grandi città, è inferiore solo a Milano e Bologna. La città dei redditi così profondamente diseguale, tra generazioni, generi, cittadinanza e aree di residenza delle persone; dove i giovani restano i più penalizzati, nonostante i figli da crescere, insieme alle donne e agli stranieri, mentre sugli anziani, sugli uomini e sui cittadini italiani si concentrano gli stipendi e le pensioni più alte. La città storica, in cui vivono gli anziani e quella delle periferie per i giovani. La città multietnica, in cui l’incontro tra diverse culture si manifesta problematico, e la “città eterna”, in grado di dimostrare il grande animo di accoglienza. Vi è inoltre la città con i servizi, non per tutti, e quella in attesa di servizi. La città visibile e quella che non viene percepita: delle tante solitudini, dei senza dimora, degli accampati, di chi vive in insediamenti occupati. Il Rapporto ci parla, anzitutto, della povertà, perché il 2022 ha dimostrato come a fronte di un’economia che cresce, seppur non a livelli esorbitanti, ci sia una povertà diffusa. Sono state 25mila le famiglie che si sono rivolte ai centri di ascolto delle parrocchie e della diocesi, per chiedere un sostegno; 9mila le persone che hanno mangiato alle mense diocesane.

Questo perché, sebbene il tasso di occupazione sia del 70,6%, un dato di oltre 5 punti superiore alla media nazionale, c’è una forte incidenza di lavori instabili, precari, atipici e con basse retribuzioni. Un mercato che discrimina giovani e donne, soprattutto coloro che hanno un’istruzione medio-alta. Sul lato abitazioni, purtroppo, le cose non vanno meglio: ogni giorno a Roma vi sono diciotto provvedimenti di sfratto, nel 2022 vi sono state 6.591 sentenze delle quali 2.784 sono state eseguite con l’ausilio delle forze dell’ordine, il 90% per morosità incolpevole degli inquilini. Sono inoltre 14 mila le famiglie in graduatoria per un alloggio popolare, con un’attesa media che tocca i dieci anni, a fronte di circa 110.000 appartamenti sfitti. Sempre più emerge la quesitone della salute pubblica, con il triste e ormai vecchio problema irrisolto delle liste di attesa che mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Servizio sanitario nazionale. Emblematico è il caso delle persone e delle famiglie con problemi di salute mentale, in attesa di una conferenza cittadina con le istituzioni sulle soluzioni pratiche possibili.

In questo scenario, la speranza resta viva, grazie al Vangelo e ad alcune opportunità da cui poter partire per una società finalmente più inclusiva, più fraterna. Il volontariato è un motivo di speranza, come varie politiche già intraprese: il Pnrr, il Piano sociale partecipato, i Piani per la casa e l’edilizia pubblica di Comune e Regione. Il cammino sinodale della Chiesa di Roma, grazie all’azione dello Spirito e al “discernimento comunitario”, può costituire un’opportunità per la città, valorizzando al massimo l’ascolto.

C’è allora una grande questione educativa, culturale che coinvolge davvero tutti nel necessario esercizio della corresponsabilità, perché nessuno si salva da solo! Il Rapporto può aiutarci a riflettere, come Chiesa locale, sulle proprie responsabilità; su come svolgere oggi il proprio compito missionario, di annuncio della salvezza, perché c’è pure una profonda povertà spirituale da affrontare.

Giustino Trincia
direttore della Caritas di Roma
pubblicato su Roma Sette del 19 novembre 2023