Papa Francesco: «È la carità che ci fa essere»

Il messaggio di Papa Francesco ai partecipanti alla 22esima Assemblea generale di Caritas Internationalis

«È importante ritornare alla fonte, l’amore di Dio per noi, perché l’identità di Caritas Internationalis dipende direttamente dalla missione che ha ricevuto. Ciò che la distingue dalle altre agenzie che operano nell’ambito del sociale è la sua vocazione ecclesiale e, all’interno della Chiesa, ciò che ne specifica il servizio rispetto alle tante istituzioni e associazioni ecclesiali dedite alla carità è il compito di coadiuvare e agevolare i Vescovi nell’esercizio della carità pastorale, in comunione con la Sede Apostolica e in sintonia con il Magistero della Chiesa». Così si è rivolto papa Francesco ai circa 400 partecipanti alla 22esima Assemblea generale di Caritas Internationalis, in rappresentanza delle 162 organizzazioni nazionali, che operano in 200 Paesi e territori del mondo.

Durante l’appuntamento, in programma dall’11 al 16 maggio – sul tema “Costruire nuovi cammini di fraternità”, che si ispira alla Lettera Enciclica Fratelli Tutti – verranno eletti i vertici che guideranno la Confederazione Caritas nei prossimi quattro anni, fino al 2027.

Nel corso dell’udienza privata, che ha inaugurato i lavori dell’assemblea, il Santo Padre ha incoraggiato i partecipanti a proseguire nell’impegno al servizio della carità, invitandoli a rileggere con attenzione l’Esortazione post-sinodale Amoris Letitia. In particolare, il quarto capitolo, che si riferisce alla vita famigliare e matrimoniale, ma che “contiene degli spunti che possono tornare utili ad orientare il lavoro che vi attende in futuro e dare nuovo impulso alla vostra missione”.

Altro punto di riferimento per il pontefice è l’inno alla carità di San Paolo, che sottolinea come ogni sforzo, ogni azione buona, non sia “piena” senza la vera carità: «Anche le azioni più straordinarie, la generosità più eroica, persino il distribuire tutti i propri averi per darli agli affamati (1 Cor 13,3), senza la carità non valgono nulla».

«È la carità che ci fa essere – ha dichiarato Papa Francesco -. Quando accogliamo l’amore di Dio e amiamo in Lui, attingiamo alla verità di ciò che siamo, come individui e come Chiesa, e comprendiamo a fondo il senso della nostra esistenza. Non soltanto capiamo l’importanza della nostra vita, ma anche quanto sia preziosa quella degli altri. Distinguiamo chiaramente come ogni vita sia irrinunciabile e appaia come un prodigio agli occhi di Dio».

«L’amore ci fa aprire gli occhi, allargare lo sguardo – ha continuato il Pontefice -, ci permette di riconoscere nell’estraneo che incrociamo sul nostro cammino il volto di un fratello, con un nome, una storia, un dramma a cui non possiamo rimanere indifferenti. Alla luce dell’amore di Dio, la fisionomia dell’altro emerge dall’ombra, esce dall’insignificanza, e acquista valore, rilevanza. Le indigenze del prossimo ci interrogano, ci scomodano, ci provocano alla sfida della responsabilità. Ed è sempre alla luce dell’amore che troviamo la forza e il coraggio di rispondere al male che opprime l’altro, di rispondere in prima persona, mettendoci la faccia, il cuore, rimboccandoci le maniche».

«Vuoi sapere se un cristiano vive la carità?». È la domanda che il Santo Padre rivolge a ognuno di noi. «Allora guarda se è disposto ad aiutare di buon grado, con il sorriso sulle labbra, senza brontolare e adirarsi. La carità è paziente, scrive Paolo, e la pazienza è la capacità di sostenere le prove inaspettate, le fatiche quotidiane, senza perdere la gioia e la fiducia in Dio. Per questo è il risultato di un lento travaglio dello spirito, in cui si impara a dominare se stessi, prendendo coscienza dei propri limiti».

Infine, papa Francesco ha chiesto ai membri della Caritas Internationalis di essere “uniti nella diversità”, diventando dei veri “discepoli missionari”, e di accompagnare le chiese locali nel loro impegno fattivo alla carità pastorale.

«La sfida di un laicato consapevole e maturo – ha sottolineato – è più che mai attuale, perché la loro presenza si estende in tutti quegli ambiti che toccano direttamente la vita dei poveri. Sono loro che possono esprimere, con libertà creativa, il cuore materno e la sollecitudine della Chiesa per la giustizia sociale, compromettendosi nell’arduo compito di cambiare le strutture sociali ingiuste e promuovere la felicità della persona umana».

Per leggere il testo integrale del discorso clicca QUI

Foto: copyright Vatican Media

Condividi