«Non si può amare creature segnate da leggi ingiuste e non volere leggi migliori»

«I Care», l’impegno che don Lorenzo Milani chiede ai cristiani e a tutti i cittadini, è stato rinnovato dai giovani del servizio civile della Caritas di Roma in visita a Barbiana nel consueto appuntamento del 12 marzo, giornata in cui da anni il tavolo ecclesiale sul servizio civile organizza l’incontro nazionale per la memoria liturgica di San Massimiliano, patrono degli obiettori di coscienza.

di Andrea Guerrizio* 

Salire a Barbiana è una boccata d’ossigeno sferzante per la coscienza, uno schiaffo di vento che si fa brezza all’interno e chiama al movimento; salire a Barbiana con decine di giovani che stanno svolgendo il loro Servizio Civile in tutta Italia – per celebrare la giornata di San Massimiliano, martire per obiezione di coscienza che si rifiutò di servire l’esercito romano per la sua fede in Dio – è il rinfrancante desiderio di continuare ad essere fedeli ad un impegno di futuro più giusto ed accogliente.

Siamo saliti a Barbiana con dentro al cuore le parole della “Lettera ai cappellani militari” riascoltate poco prima dalla voce una studentessa di Borgo San Lorenzo:

«Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri».

Parole che ancora oggi sono di una attualità drammatica; parole che suonano ancora più forti arrivando di fronte alla casa canonica nel silenzio di una assolata domenica mattina: un luogo che istintivamente allontana dal mondo, invitando a rinchiudersi nella bellezza della natura che lo circonda.

E così si fa forte il messaggio di speranza e chiamata all’impegno che continuano a mandare quella canonica e quella Chiesa sperdute: da lì, da quel luogo remoto dove era stato destinato quasi fosse un esilio, don Lorenzo ha saputo costruire con i suoi ragazzi un’esperienza di cambiamento che si è fatta storia e che continua dopo 50 anni ad indicarci la via: «Conoscere i ragazzi dei poveri e amare la politica – dice uno degli stralci di “Lettera a una Professoressa” appeso al muro dell’officina – è un tutt’uno. Non si può amare creature segnate da leggi ingiuste e non volere leggi migliori».

* Area Educazione, Volontariato, Cittadinanza Attiva di Caritas Roma