L’azzardo “legale” sempre più in mano alle mafie

Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così; solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.

Queste parole di Giovanni Falcone suggeriscono quanto sia più facile convincersi dell’ineluttabilità dello stato di cose che non agire in qualche modo per cambiarle.

Se si legge l’ultima Relazione della Direzione Investigativa Antimafia, organismo di cui Falcone stesso fu ispiratore e promotore, si capisce ancor più la profondità delle sue affermazioni.

La DIA pubblica ogni sei mesi gli esiti dell’attività svolta in relazione alle organizzazioni di tipo mafioso, sia come strumento per la politica, sia “nella prospettiva di rendere noto anche all’opinione pubblica quanto siano ancora presenti, invasive e pericolose le mafie, delle quali è sempre più palpabile la forza di condizionamento dell’intero tessuto economico nazionale ed estero” (p. 8).

In questi giorni in cui la Relazione è stata diffusa, sono stati soprattutto i quotidiani locali a riprenderne alcuni contenuti. Pochissima attenzione è stata invece accordata dai mass media, nonostante la portata nazionale e internazionale del fenomeno e la sua propagazione in numerosi settori dell’economia legale, tra cui il gioco d’azzardo.

A questo proposito, più di ogni possibile commento, è opportuno lasciar parlare la Relazione.

– ‘ndrangheta – “Sul fronte imprenditoriale, le riconosciute potenzialità criminogene della ‘ndrangheta, proiettata verso ambiti delinquenziali sempre più raffinati, nel contaminare pericolosamente l’economia legale, alterano le condizioni di libero mercato con il monopolio di interi settori, da quello edilizio, funzionale all’accaparramento di importanti appalti pubblici, a quello immobiliare o delle concessioni dei giochi (p. 11).

– mafia – “Altro lucroso settore d’investimento si conferma quello dei giochi e delle scommesse, come emerso, anche in questo caso, nella più volte menzionata operazione “Game Over”. L’attività investigativa ha fatto emergere come un importante imprenditore del settore, originario di Partinico, fosse riuscito, con l’appoggio delle famiglie mafiose della provincia, ad imporre il brand di raccolta scommesse della società a lui riconducibile, con sede a Malta. Contestualmente, sono state sottoposte a sequestro numerose agenzie e punti di raccolta delle scommesse che, dislocati sul territorio nazionale, utilizzavano però un network di diritto maltese, facente sempre capo al citato imprenditore.

Sul piano generale, tutti i mandamenti mafiosi sembrano interessati al settore, favorendo l’apertura di nuove agenzie di gioco (p. 66).

– camorra – “Diverse indagini testimoniano l’interesse di alcune organizzazioni camorristiche, casertane e napoletane, nella gestione delle slot machine e delle scommesse sportive online. Si tratta di attività dalle quali i clan traggono ingenti profitti sia direttamente, riuscendo a gestire tutta la filiera delle operazioni che attengono ai giochi, sia indirettamente, attraverso prestiti a tassi usurari a giocatori affetti da ludopatia.

Quello del gioco è solo uno dei tanti settori dai quali si evince che le organizzazioni camorristiche non si limitano, in una logica parassitaria, a consumare reati vessando imprenditori, commercianti e comuni cittadini, ma si sono direttamente inserite nella gestione di attività economiche, interagendo anche con l’economia legale e attraverso circuiti ufficiali(p. 124).

– criminalità organizzata pugliese – “Come ulteriore business, la criminalità brindisina è orientata al controllo del settore dei videogiochi, mediante il noleggio e la fornitura di slot machine e videolottery, nonché alla gestione dei servizi connessi alle scommesse, con notevoli flussi di cassa” (p. 213).

Quelli citati sono solo alcuni dei punti della Relazione in cui vengono menzionate scommesse sportive, slot machines, videolottery ecc. Sono quelli in cui la Direzione Investigativa Antimafia argomenta a chiare lettere che il settore del gioco d’azzardo è ormai sistematicamente oggetto di infiltrazione da parte della criminalità organizzata nelle sue diverse declinazioni, dalla ‘ndrangheta calabrese, alla mafia siciliana, alla camorra, alla criminalità organizzata pugliese.

Il quadro relativo a Roma non è da meno. Da un lato, c’è il fenomeno – che la Relazione definisce “dilagante” – dell’usura. Quanto al gioco d’azzardo, si va dall’esercizio abusivo di attività correlate (p. 420), al riciclaggio di denaro sporco in esercizi commerciali apparentemente regolari (p.426), al controllo del gioco d’azzardo on line (p. 427).

In generale, la Relazione osserva che nella Capitale la criminalità organizzata ha potuto radicarsi perché è riuscita ad inserirsi nei circuiti economici legali.

Nel gioco d’azzardo, questo meccanismo è ormai documentato: il cosiddetto “gioco legale” non è un argine per il gioco d’azzardo criminale. Al contrario, è un attrattore.

Finché la politica non ne prenderà atto, finché si incentiverà il consumo di gioco d’azzardo, il settore continuerà a macinare miliardi di euro ogni anno, rendendosi appetibile per le mafie.

Tornando alle parole di Giovanni Falcone, la mafia è un “fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.

Analogamente, contrastare le mafie del gioco d’azzardo richiede un impegno e un’inversione di tendenza anzitutto da parte dei decisori politici, che devono trattare l’azzardo per ciò che è: una pratica pericolosa, con un impatto negativo sull’economia e sulle relazioni tra persone, che deve essere scoraggiata anche se ciò si traduce nella riduzione delle entrate erariali.

D’altra parte, è necessaria un’assunzione di responsabilità da parte di tutti, perché le infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore dell’azzardo legale sono ormai comprovate, e dunque slot machines, scommesse sportive e simili non possono essere considerate mai solo un innocuo passatempo.