La buona politica è al servizio della Pace – sabato 26 gennaio 2019

Le Parole della Pace 2019Inviando in missione i suoi discepoli, Gesù dice loro: «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi» (Lc 10,5-6).
Offrire la pace è al cuore della missione dei discepoli di Cristo. E questa offerta è rivolta a tutti coloro, uomini e donne, che sperano nella pace in mezzo ai drammi e alle violenze della storia umana. La “casa” di cui parla Gesù è ogni famiglia, ogni comunità, ogni Paese, ogni continente, nella loro singolarità e nella loro storia; è prima di tutto ogni persona, senza distinzioni né discriminazioni. È anche la nostra “casa comune”: il pianeta in cui Dio ci ha posto ad abitare e del quale siamo chiamati a prenderci cura con sollecitudine. Sia questo dunque anche il mio augurio all’inizio del nuovo anno: “Pace a questa casa!”.
La pace è simile alla speranza di cui parla il poeta Charles Péguy: è come un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza. Lo sappiamo: la ricerca del potere ad ogni costo porta ad abusi e ingiustizie. La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione.
(Dal Messaggio di Papa Francesco per la LII Giornata Mondiale dell a Pace “La buona politica è via per la Pace”)

SABATO 26 GENNAIO 2019 alle 9.30
alla Cittadella della Carità
in Via Casilina Vecchia 19

DON BENONI AMBARUS
Direttore della Caritas di Roma

in dialogo con
GIOVANNI MARIA FLICK
Presidente Emerito della Corte Costituzionale

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Giovanni Maria Flick nasce a Ciriè (Torino) nel 1940. Sposato, con tre figlie e sei nipoti, vive a Roma.

Cresciuto in una famiglia di tradizioni cattoliche, padre di origine tedesca, quinto di sette figli, ha studiato presso l’Istituto Sociale, la scuola dei Padri Gesuiti di Torino. Iscritto all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1958, ha vinto una borsa di studio che gli ha permesso di studiare presso il Collegio Augustinianum. In giovinezza ha militato nella Fuci.

Dopo la laurea in giurisprudenza, nel 1962, ha vinto il concorso per entrare in magistratura. Dopo la laurea in Giurisprudenza a 23 anni viene chiamato a dirigere la Città dei ragazzi di Roma. A 24 anni vince il concorso in magistratura qualificandosi primo a livello nazionale. Nel 1976 lascia la magistratura per intraprendere la carriera di avvocato penalista che interrompe nel 1996 con la nomina a Ministro della Giustizia nel governo Prodi I. Nel febbraio del 2000 viene nominato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

Cinque anni dopo assume la carica di vicepresidente e nel 2008 diventa presidente. Attualmente è professore emerito di Diritto penale all’Università Luiss di Roma, dove ha insegnato fino alla nomina a giudice costituzionale. È inoltre presidente onorario della Fondazione Museo della Shoah di Roma. È stato consigliere e poi presidente della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, durante il concordato preventivo che ha consentito il salvataggio e la vendita del polo sanitario e della ricerca milanese. È stato delegato del Commissario straordinario del governo per l’Expo 2015 di Milano.

 

Tra i suoi scritti:

La Costituzione: un manuale di convivenza (Paoline, 2018)
La nostra Carta Costituzionale è patrimonio comune dei cittadini che possono trovare in essa strade per una convivenza buona. Il suo carattere di rigidità viene proprio dal fatto che essa difende, sostiene e promuove grandi valori che nessuno può cancellare, anche se – lo vediamo molto bene ogni giorno – sono continuamente minacciati da interessi ideologici di parte, da sguardi miopi che limitano la visione all’immediato, dimenticando che la storia presenta sempre il conto, anche se non nell’immediato.
La grandezza della Costituzione italiana sta proprio nell’essere presbite, cioè nella capacità di guardare lontano. Ne è prova il fatto che offre insostituibili e vincolanti punti di riferimento su temi e problematiche che solo in questi ultimi tempi emergono con una forza e un’urgenza impensabile fino a qualche decennio fa.
La politica, che dovrebbe essere un baluardo contro ogni forma di estremismo, è contagiata dal rancore, dall’astio, da anacronistiche e pericolose rivendicazioni nazionalistiche. In momenti di incertezza e di confusione, come quelli che viviamo, la Carta costituzionale garantisce un punto di riferimento saldo e sicuro a cui ancorare ogni dibattito, ogni ricerca e ogni legittima contestazione. La Costituzione è un “patto per il futuro”, secondo una felice espressione contenuta nel volume e che rimanda a un capitolo del volume stesso. Ricordare il passato, onorare quanto dal passato abbiamo ricevuto e condannarne gli errori è l’unica strada possibile per costruire un futuro di convivenza e di pace.

Elogio della Costituzione (Paoline, 2017)
Un’analisi, scritta in modo chiaro e accessibile, della Carta Costituzionale a settant’anni dalla sua promulgazione (avvenuta il 27 dicembre 1947). Flick ricorda che cos’è la Costituzione, quali sono stati i suoi principi ispiratori e le circostanze in cui è stata scritta. A suo parere è importante tener vive le radici della Costituzione e coniugare memoria e giustizia. Se la dignità della persona è il concetto guida, la solidarietà è uno dei doveri fondamentali sanciti dalla Costituzione.

La globalizzazione dei diritti (Piemme, 2004)
In queste riflessioni ad alta voce che muovono dal drammatico risveglio dell’11 settembre 2001 ritroviamo un cammino che si affranca dalle utopie e dai sogni della globalizzazione verso la consapevolezza della necessità di diritti fondamentali e comuni, indispensabili per governare un fenomeno complesso. Che attinge dal passato prossimo e dalla memoria delle violazioni dei diritti umani per comprendere meglio i valori del presente. Che invita a guardare ai doveri e alla solidarietà, alla giustizia ma anche alla pace. Che sa che non si può prescindere dal ripensamento del rapporto tra mercati ed etica se si vuole supplire alle deformazioni di una globalizzazione che sinora sembra essersi occupata solo di economia, di informazione e, negli ultimi tempi, di lotta al terrorismo. In questo percorso, il contributo dell’Europa è, deve essere, prepotentemente presente.

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