Gioco d’azzardo e questione criminale

Il 26 ottobre un convegno scientifico di ALEA al Tempio di Adriano di Roma

disperato alla slot machineNel decennio della crisi finanziaria che ancora non abbandona l’Italia, il consumo di gioco d’azzardo ha più che raddoppiato i volumi e la presenza nel territorio. Il convegno scientifico di Alea, che si terrà a Roma venerdì 26 ottobre affronterà due problemi speculari e collegati all’inflazione del gambling. L’incontro ha il patrocinio di: Camera di Commercio di Roma, Caritas Diocesana di Roma, Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II” onlus, Società Italiana Tossicodipendenze – Sezione Lazio, Unione Cattolica della Stampa Italiana, A.N.D (Azzardo e Nuove Dipendenze), Gruppo Logos, Progetto Orthos, AGITA.

Da un lato si pone a fuoco come la criminalità abbia intercettato l’opportunità in un mercato di oltre 102 miliardi di euro (parte legale) e di una cifra oscura derivante dalla manipolazione dei canali legali (“gioco grigio”, stimato in circa 10 miliardi) e da canali alternativi (gioco d’azzardo clandestino, in forme tradizionali e nelle modalità on line).

La particolarità del mercato dell’azzardo – inteso nel suo complesso – è di fondarsi sulla domanda crescente di consumo, perché derivante da una quota di persone che giocano elaborando una dipendenza, variamente graduata, dallo scommettere, puntare denaro, ricercare gratificazione reiterata.

Secondo gli economisti il mercato dell’azzardo si fonda su una domanda “non elastica”: il consumo può solamente aumentare, se non cambiano le regole dell’offerta e lo Stato non prende misure di contenimento. A mano a mano che si espande la popolazione in stato di addiction, il gioco d’azzardo non corre il rischio di perdere clienti.

Questa parte del convegno si fonderà su due relazioni (Fiasco e Savona) e sull’esposizione di esperienze concrete (Puggioli, Caroni, Foschini, Monnanni e Dalpiaz)

L’altro fenomeno emergente che verrà trattato è il moltiplicarsi dei casi di giocatori patologici che commettono reati perché condizionati dalla ricerca di denaro per alimentare la loro compulsione. Oltre a violare la legge penale, essi provocano gravi conseguenze alla loro rete familiare, facendola precipitare in rischi finanziari, nel disagio patito soprattutto dai figli, nella dissipazione di patrimonio, anche dell’abitazione, in molti casi nella povertà cronicizzata dall’esposizione ai debiti accumulati.

Come si imposta la presa in carico del giocatore patologico e l’assistenza alla sua famiglia? E quale trattamento davanti al giudizio della magistratura è oggi necessario verso chi abbia commesso reati sotto la spinta della dipendenza da gioco d’azzardo? In caso di condanna, quali misure alternative alla detenzione? Il sistema penitenziario e dell’esecuzione penale esterna (per esempio delle misure alternative al carcere) sono oggi chiamati a collaborare con i servizi di cura nel territorio e con l’associazionismo che s’impegna a far uscire le persone dal Disturbo da gioco d’azzardo.

È un obbligo dello Stato, dal momento che con il Decreto di aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza anche la dipendenza da gioco d’azzardo è presa in carico dal Servizio sanitario nazionale e dal sistema di assistenza sociale nel territorio. La riflessione criminologica e vittimologica, introdotta da Croce e presieduta da Bellio, sviluppata da Sbaragli, s’intreccerà con l’esposizione di esperienze modelli operativi in Lombardia (De Micco, Colombo, Smaniotto, Capitanucci) nel Triveneto (De Luca, Fiorin) in Campania (Baselice, Pirazzo) e in Toscana (Zerbetto).

Il presidente di Alea (Avanzi) e il presidente onorario di AND (Capitanucci) trarranno le conclusioni operative e indicheranno le proposte alle istituzioni.