Gioco d’azzardo: un “mondo di mezzo” globalizzato

slotSi sono tenuti pochi giorni fa, in una cittadina nel cuore di Malta chiamata Mosta, i funerali della giornalista Daphne Caruana Galizia, uccisa a metà ottobre dall’esplosione di una bomba piazzata sotto la sua auto.

Anche papa Francesco aveva espresso cordoglio per questa tragica morte scrivendo all’arcivescovo di Malta, Charles J. Scicluna, che da subito aveva affermato come l’omicidio della donna dovesse spingere alla difesa del lavoro essenziale svolto dai giornalisti, in prima linea nella ricerca della verità.

Era stato infatti immediatamente chiaro come l’attentato fosse riconducibile a minacce già denunciate dalla giornalista, a motivo delle sue inchieste su corruzione, evasione fiscale, politica e mafie. È in questo scenario inquietante che le ricostruzioni operate in queste settimane, nell’attesa di una qualche svolta nelle indagini, hanno più volte fatto riferimento al gioco d’azzardo.

Daphne Caruana Galizia da anni si dedicava alla ricostruzione degli intrecci tra finanza, politica e criminalità, a Malta e non solo, scoprendo, tra le altre cose, un mondo opaco di società di scommesse online e slot machines collegate a cosche mafiose italiane, che approfittando della mancanza di controlli e dei vantaggi fiscali, riciclano denaro sporco nell’economia dell’azzardo legalizzato.

Anche la maxi inchiesta denominata Gambling, avviata nell’estate 2015 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, aveva portato all’attenzione Malta come uno dei Paesi esteri in cui gruppi criminali della ndrangheta non solo dislocavano server per la raccolta informatica e la gestione di giocate e scommesse aggirando la normativa italiana, ma anche, attraverso i profitti realizzati in questo modo, ripulivano il denaro attraverso l’acquisizione di ulteriori imprese e licenze nell’ambito del gioco d’azzardo legale. In maniera del tutto lampante, l’operazione Gambling ha dimostrato la labilità del confine tra gioco d’azzardo legale e gioco d’azzardo illegale, laddove la politica si appella alla necessità che il Monopolio di Stato sul gioco d’azzardo sussista proprio per non lasciare campo aperto alle mafie.

Altro contesto, situazione analoga. Sempre in questi giorni, alcuni fatti hanno riportato all’attenzione l’inchiesta giudiziaria che ruota intorno al cosiddetto “Re delle slot”, figura nota per legami con un clan della mafia, oltre che con politici e finanza. Anche in questo caso, ciò che emerge è la connessione tra evasioni fiscali, corruzione e riciclaggio di denaro sporco attraverso il gioco d’azzardo. Il “Re delle slot” aveva ricoperto per anni un ruolo di primo piano in una società che su concessione dei Monopoli di Stato gestiva – e tuttora gestisce con altro nome – le macchinette.

Sempre più vicino, il gioco d’azzardo si conferma come ambito in cui la legalità è molto labile. Dopo due anni di commissariamento, i cittadini del X Municipio sono stati finalmente chiamati al voto per eleggere i propri rappresentanti ed è noto come Ostia sia stata interessata da numerose inchieste che evidenziano intrecci malavitosi riguardanti anche usura e azzardo. E se la sentenza per “Mafia capitale” ha derubricato i crimini commessi a corruzione, senza l’aggravante mafiosa, è evidente che i “mondi di mezzo”, ovunque si manifestano, sono emblema di come cui l’idolatria del denaro e la smania del potere rendano torbide le relazioni, la politica, l’economia.

Eppure, il gioco d’azzardo nominato in queste vicende sembra qualcosa di diverso da quello che invade il web con proposte di scommesse virtuali o da quello che riempie bar e tabaccherie sotto forma di slot machines e altri dispositivi. Non è così. L’enormità del denaro che vi transita a motivo delle politiche di concessione adottate in questi anni e delle strategie di commercializzazione perseguite dall’industria di settore hanno reso il gioco d’azzardo un ambito strutturalmente esposto a pressioni e interessi di parte.

La Commissione di inchiesta Antimafia, in un documento sul tema, ha chiaramente affermato che “l’espansione del gioco d’azzardo legale fa da battistrada a quello illegale e lo potenzia” (Relazione sulle infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito e illecito, p. 21). Le pressioni e gli interessi di parte, infatti, in un contesto culturale di opacità e di propensione allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo pur di assicurarsi potere e denaro, facilmente scivolano in illegalità.

Per questo è prezioso e vitale il coraggio di chi si adopera per fare luce e riscattare la verità laddove c’è chi agisce nell’ombra. La speranza è che non venga meno l’attenzione su quanto è accaduto a Malta così come su quanto avviene in ogni altro “mondo di mezzo” che avvelena la convivenza civile e l’integrità dell’uomo, e che le comunità e le persone, in qualunque territorio si trovino, sappiano fare propria la battaglia contro la corruzione.