L’ipocrisia continua del gioco d’azzardo

calcio-scommesseSe questa mattina avessimo incontrato i ragazzi nelle scuole di Roma per spiegare loro la pericolosità del gioco d’azzardo, avremmo avuto non poche difficoltà.
L’esperienza maturata con il progetto “(S)Lottiamo contro l’azzardo” ci ha abituati a ricevere le loro domande e sollecitazioni senza mai tirarci indietro dal confronto con la realtà, con quanto li circonda, sebbene non sia semplice fare prevenzione contro un comportamento incentivato con ogni mezzo del marketing, diffuso capillarmente nei luoghi della loro quotidianità, e spesso persino praticato da familiari e amici. E da ieri è subentrato un motivo in più.
La notizia non è passata inosservata a quanti si adoperano per denunciare un business, quello dell’azzardo, che pur di massimizzare il profitto sembra disposto a qualunque falsificazione.
La Federazione Italiana del Gioco del Calcio ha firmato un accordo per garantirsi la sponsorizzazione fino al 2018 delle squadre Nazionali da parte di una società concessionaria di slot machines e scommesse sportive.
Con un’ipocrisia che continua a stupire nonostante sembri ormai la norma nel settore, si tratterebbe di “una partnership incentrata sui valori”; addirittura, secondo il direttore generale della FIGC, l’intenzione sarebbe creare “un percorso socio educativo” per combattere la dipendenza da gioco d’azzardo.
Mentre le statistiche documentano la costante ascesa del consumo di scommesse sportive anche tra quella fascia di popolazione, i minorenni, che per legge non dovrebbe accedere all’offerta di azzardo, la maglia azzurra della Nazionale d’ora in poi potrà esibire il marchio delle scommesse sportive e ci si appella a “valori” per legittimarlo.
L’ipocrisia continua, perché a margine dell’accordo si è parlato anche di promozione della “cultura della legalità” tra le ricadute di questa sponsorizzazione. Eppure non bisogna essere esperti del settore per ricordare che la gran parte degli scandali emersi negli anni, con il coinvolgimento di calciatori, arbitri, allenatori dediti alla falsificazione dei risultati delle partite in cambio di denaro, sono riconducibili al mercato delle scommesse sportive, che dunque si rivela non certo garante della legalità, bensì movente del contrario.
Le circostanze hanno voluto che tutto ciò avvenisse appena qualche ora prima dell’apertura di un incontro mondiale su Sport e fede in Vaticano, dedicato allo “Sport a servizio dell’umanità”.
Le agenzie di stampa e i telegiornali hanno dato ampio risalto al discorso pronunciato da papa Francesco in questa occasione: “Desidero segnalare anche un compito e una sfida per voi, rappresentanti dello sport e delle aziende che sponsorizzano gli eventi sportivi. La sfida è quella di mantenere la genuinità dello sport, di proteggerlo dalle manipolazioni e dallo sfruttamento commerciale. Sarebbe triste, per lo sport e per l’umanità, se la gente non riuscisse più a confidare nella verità dei risultati sportivi o se il cinismo e il disincanto prendessero il sopravvento sull’entusiasmo e sulla partecipazione gioiosa e disinteressata”.
Se la responsabilità di proteggere lo sport dalle manipolazioni è tradita proprio dalla Federazione Italiana del Gioco del Calcio e dalla Nazionale, quale efficacia resta alle parole che rivolgiamo ai ragazzi per aiutarli a comprendere la differenza abissale tra il gioco vero e l’azzardo? E se la società civile non si mobilita contro questo business che si ostina a lucrare sui più deboli, a quanta solitudine sono condannati i genitori, gli insegnanti, gli educatori che nonostante tutto perseguono il bene dei ragazzi?
Si tratta di ragazzi che spesso, anche se minorenni, agli educatori di Caritas Roma durante gli incontri nelle scuole confidavano di scommettere persino una o più volte a settimana, senza nemmeno rendersi conto che la scommessa sportiva è gioco d’azzardo. Confusi dall’illusione che una qualche abilità o, più ingenuamente, la passione per il calcio possa influire sul risultato della scommessa, si mostravano assolutamente indifesi di fronte alla vera natura di quel consumo, capace di indurre dipendenza al pari di slot machines e di tutte le tipologie di gioco d’azzardo che colonizzano l’immaginario della vincita facile.
Far credere che qualcosa sia l’opposto di ciò che è veramente, pur di ricavarne profitto: questa è manipolazione e falsificazione. Caritas Roma ha già denunciato più volte che si tratta di sciacallaggio: sui giovani, sulle famiglie, su tutta la società.
L’unico auspicio esprimibile in questo momento è che la Federazione Italiana del Calcio torni sui suoi passi. Lo stanno chiedendo a gran voce esponenti della politica, della società civile e della Chiesa, e Caritas Roma si unisce a questo monito, perché lo sport sia veramente a servizio dell’umanità e sia posto un freno all’ipocrisia del gioco d’azzardo.

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