“L’amore di Dio non va meritato: è gratuito”

Enzo Bianchi alla veglia di preghiera degli operatori di carità alla Basilica di San Giovanni

Prayer Vigil  in the week of charity in Rome«L’amore di Dio non va meritato: è gratuito. Precede il nostro pentimento e la nostra conversione: è sanante e rigenerante». Parole intense quelle di Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, alla veglia diocesana con gli operatori della carità nella basilica lateranense, promossa dalla Caritas di Roma. Alla celebrazione, giovedì 17 marzo, hanno preso parte le diverse realtà presenti nella Capitale nell’ambito della solidarietà e del volontariato. Tanti i giovani coinvolti. Tutti insieme in silenzio hanno attraversato la Porta Santa. Mani, piedi, volti che ogni giorno, nel silenzio, contribuiscono a rendere Roma una città più calda e accogliente. Una veglia scandita dalle letture bibliche e da alcune testimonianze: un ex detenuto, una famiglia in difficoltà economica, una di rifugiati e un volontario. Ognuno di loro ha raccontato come ha attraversato le proprie paure e difficoltà per diventare una persona nuova.

«La Chiesa è Chiesa se unita a Cristo Carità, pane quotidiano spezzato tra la gente», ha detto il volontario della Caritas che ha raccontato la sua esperienza. E, se manca questa logica, «i fragili – ha aggiunto – diventano invisibili, sempre più ai margini di una comunità abusante ed escludente». La risposta a questo è nella capacità di vedere: «Discernere il volto del prossimo fino a incrociare il nostro sguardo con quello dell’altro», ha detto Enzo Bianchi. Perché «spesso guardiamo senza vedere. Quando usciamo dal nostro egoismo, cessano i pregiudizi e le paure. Quando ci avviciniamo all’altro e lo prendiamo per mano sentiamo nelle nostre viscere una commozione profonda». Per il priore di Bose è necessario «far resistenza alla cultura della morte del prossimo, a una carità presbite. L’uomo, se agisce e non pecca di omissione – ha continuato – è meno cattivo di quel che pensiamo. Questo vuol dire non passare oltre quando guardiamo l’altro in difficoltà». E ha ricordato il dramma dei migranti: «Dobbiamo ascoltare le loro grida». Inoltre, l’invito a ripensare la città di Roma, una città «che non ha un orientamento comune, che ha smarrito il bene comune, la partecipazione e la responsabilità civile. Elementi fondamentali per arginare la corruzione».

Prayer Vigil  in the week of charity in RomeMeditazioni forti che suscitano turbamento, ha sottolineato il cardinale vicario Agostino Vallini. «Da questa sera non saremo più come prima, perché il Signore ha messo un seme di vita nuova. Speriamo che nella nostra città – ha aggiunto Vallini – nasca la pianta della misericordia. Diamoci da fare. Il Giubileo è l’anno per ricominciare e vivere la misericordia come pienezza di giustizia». Sul tema della giustizia Enzo Bianchi ha sottolineato: «Il Signore freme di compassione. Non giudica, ama. Per l’uomo dove c’è delitto, c’è castigo, mentre Dio cancella il peccato, lo dimentica, risplende dove c’è peccato. L’uomo, invece, non riesce a dimenticare». La celebrazione si è conclusa con il mandato agli operatori della carità che si sono impegnati ad essere sale e luce per la città di Roma. Poi sono stati consegnati dei semi di senape, simbolo e invito a essere origine di una nuova “fioritura” per la città. (Romasette.it)