Bosnia: torniamo a far nascere la speranza

L’esperienza  “Bosnia 2014: oltre la guerra” e  le iniziative di solidarietà alle popolazioni colpite dall’alluvione

maglaj_664483S0Mostar, Sarajevo, Tuzla, Srebrenica, Sokoline, Kotor Varos, Banja Luka sono state le tappe del viaggio di solidarietà internazionale “Bosnia 2014: oltre la guerra” che, all’inizio di maggio, ha portato un gruppo di giovani romani a ripercorrere i luoghi del conflitto che venti anni fa ha scosso il cuore dell’Europa. È l’iniziativa promossa dalla Caritas di Roma al termine del Corso per Operatori di Pace realizzato dall’Area Pace e Mondialità. Il viaggio è stato «un piccolo segno di amicizia e vicinanza a tutti coloro con cui in questi venti anni abbiamo camminato insieme» spiega Oliviero Bettinelli, della Caritas romana. «Tornando più volte in quei luoghi, – prosegue Bettinelli – abbiamo continuato a imparare a crescere insieme; continuato a cercare di capire incontrando la memoria di quelle guerre, conquistando ogni momento di più la certezza che non ci saremmo riusciti».

Gli stessi luoghi che hanno visto la presenza dei giovani romani e nei quali la Caritas è impegnata in iniziative di solidarietà fin dal 1995, sono stati duramente colpiti dalle inondazioni che la scorsa settimana hanno investito tutti i Balcani.

A distanza di giorni le acque si sono ritirate ma rimangono ancora zone sommerse da acquitrini, come ad esempio le regioni della Posavina e della Semberija (nord est della Bosnia Erzegovina), dove comunque i fiumi stanno gradualmente riducendo la loro portata. I governi hanno comunicato che non ci sono più zone critiche nella regione. Tuttavia si teme il possibile scatenarsi di epidemie e malattie infettive. Complessivamente si stima che le persone colpite dall’alluvione siano 1 milione in Bosnia e 500 mila in Serbia, in un’area vasta come la pianura padana e che è stata sommersa per tre giorni sotto due metri di acqua. Oltre 100 mila è il numero degli evacuati, a cui si devono aggiungere le persone che hanno trovato accoglienza da parenti e amici e che quindi non compaiono nelle liste dei centri. I collegamenti e gli interventi di aiuto, inoltre, risultano molto rallentati per la presenza di migliaia di frane.

La CEI ha stanziato 500 mila euro come segno di vicinanza della Chiesa italiana verso la popolazione colpita e per sostenere la Chiesa locale impegnata con numerosissimi i volontari per la distribuzione degli aiuti, per l’accoglienza nelle strutture temporanee, per spalare il fango dalle case e dalle strade. Caritas Italiana ha lanciato una raccolta fondi e si sta coordinando anche con le altre ONG italiane presenti nell’area, al fine di orientare al meglio gli aiuti e condividere il più possibile le informazioni dal campo.

La Caritas Italiana ha inoltre avviato una raccolta fondi (per contribuire www.caritasitaliana.it) per finanziare gli interventi di solidarietà. Sono previste due fasi di aiuti: inizialmente, per tutto il mese di giugno, opere di emergenza con acquisto in loco di generi di prima necessità per circa 10 mila persone: cibo, vestiario, prodotti per l’igiene e prodotti per la casa, medicinali, attrezzature per la ripulitura dal fango. Successivamente, nel medio termine, ci sarà il supporto alle strutture di accoglienza per gli sfollati e alle famiglie che dovranno ristrutturare le abitazioni. Previsti anche interventi per il riavvio delle attività economiche distrutte dall’alluvione: le aziende agricole in primo luogo, ma anche negozi e piccole aziende. «Ancora una volta siamo vicini al popolo bosniaco, in questo delicato momento – invita Oliviero Bettinelli – e invitiamo i romani a contribuire alle iniziative di solidarietà promosse dalla Chiesa Italiana. Nelle prossime settimane, quando la fase di emergenza sarà cessata, valuteremo con le Caritas locali eventuali percorsi di vicinanza e accompagnamento».