Gareggiare nella carità, nel servizio e nelle opere

L’editoriale di monsignor Enrico Feroci su Romasette a commento del Messaggio per la Quaresima 2012 di Benedetto XVI

Gioia dello spirito è stata la lettura del messaggio che il Papa Benedetto XVI ha inviato, per la quaresima del 2012, a tutte le comunità cristiane del mondo. Il linguaggio semplice della semplicità che dice prossimità e partecipazione, il contenuto che corrisponde alle attese più nascoste nel cuore di ogni credente e che fa vibrare le corde della disponibilità e del cammino autentico dietro il Signore rivelano l’attenzione del Papa a comunicare ad ogni fedele il percorso e la possibilità di ripensare e di riconquistare la propria fede.
Gareggiare nella carità, nel servizio e nelle opere, è il nucleo del messaggio per tutti i fedeli. Per noi cristiani di Roma ha un’importanza maggiore perché, come ha ricordato il Papa domenica scorsa all’Angelus, nel chiedere una preghiera speciale per i nuovi Cardinali : “ sant’Ignazio di Antiochia attribuiva alla Chiesa di Roma un singolare primato, salutandola nella sua lettera ai Romani, come quella che “presiede nella carità”. Tale speciale compito di servizio deriva alla Comunità romana e al suo Vescovo dal fatto che in questa città hanno versato il sangue gli Apostoli Pietro e Paolo”.
Tre stimoli ci ha dato, in tre parole significative.

La prima: VEDERE.

In un mondo, quello di oggi dove i volti, le situazioni, le emozioni scorrono veloci e la società è connotata come la realtà dell’apparire, il Papa ci invita a «fare attenzione», ci invita a fissare lo sguardo sull’altro, a prendersi cura dell’altro, a uscire da se stessi per commuoversi del dolore altrui, a superare il peccato d’origine di chi rifiuta di essere “il custode” del proprio fratello, a vincere il “pericolo di avere il cuore indurito da una sorte di «anestesia spirituale» che rende ciechi alle sofferenza altrui”.
Molto significativa e al di la delle normali attese è la pista dell’impegno di carità verso il quale i Papa ci spinge. Con il termine “Carità” si pensa sempre ai bisogni materiali dei nostri fratelli. Benedetto XVI ci dice che prima di tutto dobbiamo avere premura del bene spirituale dei nostri fratelli, anzi ci suggerisce a non deresponsabilizzarci davanti alla salute dell’anima del fratello e del suo destino ultimo. La vera grande carità è che tutti conoscano l’unico vero Dio e colui che è stato mandato, Gesù Cristo. E ci dice : “E’ importante recuperare questa dimensione della carità cristiana”.
Per noi della Caritas vale ancora di più il monito del papa per non far scivolare il nostro operare in azione sociale, benemerita, ma a raggio corto.

La seconda parola è LIBERTA’.

Parola più che mai attuale che ci riporta al primo grande rifiuto di considerare la libertà come l’ambito in cui si sceglie il proprio futuro, si lavora per realizzarlo e si esercita la propria responsabilità. Oggi, ci fa comprendere il Papa, la libertà è vista come esercizio di libertà da qualcosa che limita, diventa sottrarsi alla relazione di responsabilità anche con l’ambiente, si arriva a rivendicare la “libertà” di mettere in atto comportamenti eticamente riprovevoli. Il Papa ci ricorda che “la nostra esistenza è correlata con quella degli altri, sia nel bene che nel male” e ci sprona alla edificazione vicendevole, perché “l’altro mi appartiene”.

La terza parola è GAREGGIARE.

Sembra una parola non cristiana. Perché evoca competizione, qualche volta sopraffazione e dequalificazione dell’altro. Il Papa ci riporta allo spirito biblico di un amore effettivo sempre maggiore degli uni verso gli altri, all’attenzione reciproca e dà il senso al nostro vivere: “ Il tempo che ci è dato nella nostra vita è prezioso per scoprire e compiere le opere di bene, nell’amore di Dio”. Ma ancora di più. Ci sprona a vedere nell’altro un dono di Dio, a considerare il fratello realtà piena di Spirito santo, ci aiuta a comprendere le parole di S.Paolo: “gareggiate nello stimarvi a vicenda”.
La Quaresima, tempo di conversione al Signore posponendo gli idoli falsi al vero Dio, connotata dalla preghiera, dal digiuno e dalla elemosina, diventi tempo santo di preparazione alla Pasqua. E’ l’augurio che il Papa fa a tutta la Chiesa e noi come Chiesa di Roma lo accogliamo con gioia.
(Romasette del 26 febbraio 2012)